Diaria di scuola di Marina Boscaino Pavone Risorse, 6.10.2010 Da bricoleurs della didattica a bricoleurs della contestazione. Tra appetibilità del piano dell'offerta formativa e rivendicazione di condizioni di lavoro dignitose. Le molteplici e spesso fantasiose iniziative di prot esta individuate dalle scuole – piegate dai tagli nello svolgimento dell'attività ordinaria – si sono concentrate soprattutto sul rifiuto di singoli docenti o di interi collegi docenti di svolgere attivit à aggiuntive. Nelle scuole più sensibili e più “indignate” sono state rifiutate le ore eccedenti, per consentire ai precari di accedere almeno alle supplenze e di mantenere, con le 18 o 22 ore, un rapporto ragionevole per la qualità dell’insegnamento; è stato rifiutato di sostituire i docenti assenti, considerando che questa prestazione estemporanea copre l’interruzione di un insegnamento che invece dovrebbe es sere garantito con la nomina tempestiva dei supplenti, nella scuola primaria; è stato limitato il numero di proposte sia di uscite, sia di progetti, al fine di poter dedicare maggior attenzione al percorso didattico. Molte le delibere di alcuni collegi docenti di non effettuare per quest'anno viaggi di istruzione /; due giorni fa mi è arrivato l'ultimo documento, quello dell'IISS Leon Battista Alberti di Roma, firmato in assemblea da una gran parte degli insegnanti di quella scuola. Per avere le idee un po' più chiare sulla situazione, raccomando la lettura di un interessante dossier che Retescuole ha dedicato al tema. L'Osservatorio sul Turismo Scolastico ha quantificato il traffico e il relativo volume d'affari che gravitano attorno alle scuole. Il 60% delle classi monitorate (su un totale di 2,7 milioni di studenti, raggruppati in 132.000 classi) ha effettuato il viaggio nell'ultimo a.s. Considerando i parametri minimi obbligatori perché il viaggio possa aver luogo, circa 1,3 milioni di studenti si sono recati in viaggio, per un ammontare di 340 milioni di euro. È evidente che la protesta potrebbe finalmente avere una ricaduta in termini di profitto per qualcuno, in un Paese in cui la scuola non fa notizia, proprio perché – nella miopia di questa triste fase del neoliberismo – ciò che essa produce no n è – apparentemente – monetizzabile. L'accompagnamento nei viaggi di istruzione è uno di quegli atti di volontariato che molti di noi fannulloni abbiamo profuso nell'esercizio della nostra inutile professione e nulla professionalità. Dalla Finanziaria del 2006 è stata soppressa la diaria per gli accompagnatori nei viaggi in Italia; tutti ricorderanno che lo scorso luglio è stata abolita anche per l'accompagnamento all'estero. L'idea è – come rispetto a molte altre attività – di fare affidamento sull'abnegazione dei docenti o sulla loro notevole capacità di adattamento spesso inerte alle condizioni che ci stanno imponendo; sulla incapacità - inoltre – di fronteggiare la prevedibile reazione degli studenti, messi di fronte alla impossibilità di effettuare il consueto viaggio annuale. Invece proprio sul blocco dei viaggi si è concentrata la protesta. Nelle modalità parcellizzate, disomogenee, incomunicanti che soprattutto la scuola superiore sa mettere in atto. Spesso senza coinvolgere gli studenti che, adeguatamente sensibilizzati sulla iniziativa, avrebbero potuto evitare – come in molti casi è invece accaduto – di pensare ad un gesto di boicottaggio o di ritorsione verso di loro. La consapevolezza avrebbe e potrebbe ancora determinare quelle forme di sinergia – magari anche con il coinvolgimento delle famiglie – che tanto bene fanno alla democrazia e alla mobilitazione. Ne è la prova il convegno sugli organi collegiali cui ho partecipato sabato scorso, organizzato dal Coordinamento delle scuole superiori a Roma: docenti, studenti, Ata e genitori a confronto sul destino della collegialità e della partecipazione democratica alla gestione della scuola. Una conferma che solo attraverso l'impegno, la vigilanza e la gestione collaborativa della mobilitazione è possibile ottenere dei risultati. E – soprattutto – mantenere viva l'idea forte che l'impegno della società civile nella difesa della scuola pubblica, anche in un sabato pre-natalizio al centro di Roma, rappresenti ancora una priorità per alcuni cittadini di questo Paese distratto e connivente. Ma questo è un altro discorso. |