Albi regionali per l'assunzione dei docenti, l'ostacolo viene dall'Europa
Ma l'Unione europea Personale alle dipendenze delle regioni, concorsi locali Antimo Di Geronimo da ItaliaOggi, 13.4.2010 Albi regionali per l'assunzione dei docenti, l'ostacolo viene dall'Europa. Il 30 marzo scorso, Paola Goisis, deputato della Lega, ha presentato un disegno di legge (C3357) che prevede la costituzione di albi regionali per l'assunzione dei docenti nelle scuole statali. La ratio della proposta di legge sarebbe quella di favorire la stanzialità del corpo docente, evitando che i docenti del Sud possano andare al Nord per incassare più facilmente l'immissione in ruolo. Salvo poi rifare le valigie e tornare a casa. Il disegno di legge si inquadra nel recente orientamento del legislatore, che ha informato anche le ultime disposizioni ministeriali sul divieto di trasferimento per i precari da una graduatoria provinciale ad un'altra e il relativo inserimento in coda in ulteriori 3 province. Istituto che, peraltro, non ha avuto fortuna. Perché ha ingenerato una serie di sentenze di annullamento da parte del Tar del Lazio. Questa volta, però, a mettere i bastoni fra le ruote ai propositi di Umberto Bossi potrebbe essere l'Unione europea. Il disegno di legge Goisis, infatti, se approvato, potrebbe risultare in contrasto con la normativa sovranazionale. Che prevede , invece, la rimozione di ogni ostacolo alla libera circolazione dei lavoratori. Anche nella pubblica amministrazione. Tale è l'orientamento della stessa Corte di giustizia europea (173/96 e 290/96) che, peraltro, ha indotto il legislatore italiano a conformarsi con ben 3 provvedimenti. Il primo è il decreto legislativo 29/93, con il quale è stato sancito che i cittadini degli Stati membri dell'Unione europea possono accedere ai posti di lavoro presso le amministrazioni pubbliche italiane (oggi questa norma è contenuta nell'articolo 38 del decreto legislativo 165/2001). Il secondo è il decreto del presidente della repubblica 487/94, che all'articolo 2 consente ai cittadini comunitari di partecipare ai concorsi per accedere al pubblico impiego. E infine il terzo è il decreto del presidente del consiglio dei ministri 174/94, che all'articolo 1 individua tassativamente le qualifiche per le quali è obbligatoriamente prevista la cittadinanza italiana. Escludendo che ai cittadini europei possa essere vietato di andare ad insegnare in qualsivoglia stato membro dell'Unione europea. Il problema si era già posto per le graduatorie a esaurimento, il cui accesso è ordinariamente consentito a tutti i cittadini comunitari, mentre non è più permesso ai cittadini italiani. Ma il ministero dell'istruzione ha risolto la questione prevedendo quale requisito accessorio, comunque obbligatorio, il possesso dell'attestato di conoscenza della lingua italiana rilasciato dall'università per stranieri di Perugia. Resta il fatto, però, che si tratta di un provvedimento ministeriale. Nel caso in questione, invece, si tratterebbe di una norma di legge, che potrebbe porre problemi anche in termini di legittimità costituzionale. Perché l'articolo 117 della Costituzione impone al legislatore italiano di rinunciare a parte della propria sovranità conformandosi all'ordinamento sovranazionale. |