L'intervento

La scuola «regionale»

 Pasquale Almirante La Sicilia, 11.4.2010

La Lega Nord si arrocca sul Carroccio della scuola e il giorno dopo la conquista del Piemonte e del Veneto fa squillare trombe autonomiste: per insegnare nelle nostre scuole bisogna essere residenti. Ma anche dalla Lombardia s'odono simili rulli: «Pieni poteri alle Regioni per dare la precedenza agli insegnanti lombardi» e la cui eco risuona perfino alla Camera di Roma per voce di Paola Goisis: albi regionali dei docenti, con l'obbligo di residenza per chi chiede l'iscrizione, impegno a non trasferirsi per cinque anni e esame sulla cultura e civiltà del luogo. Gli epigoni di Alberto da Giussano vogliono dunque docenti locali, a prescindere dai titoli, benché una logica più saggia pretenderebbe maestri semplicemente preparati che finora le graduatorie hanno garantito visto che si sale per punteggio dovuto a master, servizio, abilitazioni ecc.

Per trincerarsi sul concetto che vale più la residenza che la cultura accademica significa che i leghisti temono la validità delle graduatorie e quindi che i professori meridionali sarebbero in maggioranza impreparati, che usano parlate levantine nelle classi celtiche e che di conseguenza possono formare i pargoli padani su altri contenuti. E con ogni probabilità portano a riprova l'esperienza della ministra della cultura, Gelmini, che per prendersi la patente di avvocato venne a fare gli esami a Catanzaro dove, si diceva all'epoca, una abilitazione non si nega a nessuno. E allora bisogna mettersi d'accordo: se le abilitazioni all'insegnamento hanno valore devono essere riconosciute in tutto il territorio nazionale, altrimenti ogni regione si fa la sua e di conseguenza si ritaglia un suo programma appeso al rispettivo campanile.

La proposta leghista tuttavia sembra smarrire la bussola perché tutta la scuola dovrebbe essere riprogettata a immagine e sembianza regionalistica, a cominciare dagli stipendi alle normative ai concorsi e perfino nella contrattazione sindacale. Dal palazzo dei Normanni invece, nonostante l'Ars abbia approvato un ordine del giorno con cui si impegna a rinviare all'anno scolastico 2011/2012 l'avvio della riforma Gelmini, nessuna campana s'ode. Una mozione, quella del rinvio, rimasta mozione che in Trentino però si è fatta legge. Sarà che le trombette sul Carroccio assomiglino a quelle che diroccarono le mura di Gerico, mentre le campane dei Vespri chiamo solo alla raccolta confusa nelle piazze.