La proposta di legge della leghista Goisis lancia l'istruzione federale. E spiazza il Pdl

Bossi fa la revolution pure a scuola

Personale alle dipendenze delle regioni, concorsi locali

Lucilla Quadri da ItaliaOggi, 13.4.2010

Non solo riforme costituzionali, nel mirino della Lega c'è anche la scuola. Rinvigorito dagli ultimi risultati regionali, il partito di Bossi è pronto a mettere mano all'istruzione con una mini-rivoluzione che la deputata Paola Goisis ha già presentato a Montecitorio. Una risposta alle richieste dei leghisti lombardi e friulani che vogliono strumenti per dare la precedenza nelle assunzioni ai loro docenti: la proposta di legge prevede albi regionali degli insegnanti con obbligo di residenza sul territorio per gli iscritti, concorsi su base territoriale con punteggi più alti per i residenti, impossibilità di chiedere il trasferimento nei cinque anni successivi all'assunzione. Ma non solo: la pdl include la riforma degli organi collegiali della scuola, il trasferimento di tutto il personale scolastico alle regioni insieme agli ex provveditorati, l'istituzione di organismi di valutazione territoriali del sistema di istruzione, la possibilità per le scuole di ricorrere a fondi di privati e ai genitori per poter sostenere le proprie attività.

I temi in ballo sono tali da poter parlare di una mini riforma in salsa leghista. Il Carroccio ci crede e procede a testa bassa. Nervi tesi, invece, con il Pdl: la legge Goisis fa lo sgambetto alla quella sul reclutamento dei docenti della berlusconiana Valentina Aprea, da due anni alla Camera. Una proposta affossata proprio dalla Lega che voleva introdurre test di cultura del territorio nelle procedure di assunzione degli insegnanti. Ora, dopo le regionali, è tutta un'altra storia, il Carroccio fa da solo con una pdl di 42 articoli che parte da un assunto: basta con l'equazione «scuola uguale Stato». All'articolo 1 la legge prevede infatti il trasferimento del personale in capo alle Regioni che dovranno occuparsi di reclutamento, stato giuridico e trattamento economico dei dipendenti con i soldi che lo Stato verserà, sulla base di costi standard, alle diverse realtà territoriali. Le Regioni dovranno poi emanare appositi piani per l'istruzione, occuparsi del controllo e della valutazione delle attività educative, assegnare le risorse al sistema. Niente più uffici scolastici provinciali e regionali: saranno sostituiti dal Centro servizi amministrativi per la comunità scolastica territoriale. Quanto al reclutamento, saranno le scuole a comunicare i posti vacanti. I docenti, per accedere a supplenze e assunzioni, dovranno iscriversi in appositi albi regionali aperti ai residenti. L'accesso prevede anche il superamento di un test. Posto fisso? Solo per chi supera il concorso regionale. I bandi saranno emessi con cadenza triennale. È prevista una prova orale, ma anche la residenza farà titolo: i vincitori che abbiano prestato servizio «con continuità per periodi non inferiori a tre anni» nelle scuole della Regione «possono usufruire di uno specifico punteggio». Quanto ai neo assunti, dovranno garantire «la permanenza effettiva per almeno cinque anni» nella nuova sede. Albi regionali sono previsti anche per i presidi. Ogni Regione avrà poi un comitato di valutazione del sistema scolastico.