La Lega vuole professori lombardi
"Punteggi più alti per chi abita qui"

La richiesta del capogruppo Boni: "Basta cattedre vuote".
Il Pd: "E' il merito che deve contare".
Frassinetti, Pdl: "Dal Carroccio proposta frettolosa".
Pessina, preside del Berchet: "La scelta dei docenti dovrebbe spettare solo a noi"

di Teresa Mnestiroli, la Repubblica di Milano del 9.4.2010

Per risolvere il problema del turn over degli insegnanti che prendono il posto a Milano, o in Lombardia, e dopo qualche mese chiedono il trasferimento per tornare al Sud, la Lega Nord propone le graduatorie regionali. Una sorta di corsia preferenziale per tutti quei docenti che, indipendentemente dal merito, abbiano la residenza in Lombardia. Un bonus di punti da accumulare a quelli raccolti con i titoli di studio e gli anni di lavoro che farebbero volare in testa alle graduatorie nazionali i professori che abitano nel territorio, garantendogli quindi un posto fisso nelle scuole vicino a casa. Ipotesi criticata dall'opposizione e dai presidi, che rivendicano «la necessità di avere prima di tutto insegnanti qualificati, non importa dove risiedano».

A dare voce al progetto di legge presentato a livello nazionale dall'onorevole del Carroccio Paola Goisis - alternativo al disegno di legge di Valentina Aprea del Pdl - è Davide Boni, assessore al Territorio dell'uscente giunta Formigoni, che spiega: «Bisogna dare la precedenza agli insegnanti lombardi per garantire agli studenti la continuità scolastica. La residenzialità deve quindi diventare uno dei criteri di reclutamento perché permette ai professori di avere un posto nel loro territorio. In Lombardia ci sono un sacco di precari che aspettano mentre diventano di ruolo colleghi che arrivano dal Sud e magari dopo uno o due anni chiedono il trasferimento e lasciano il posto vuoto». Garantire la continuità scolastica, dunque. È esclusivamente questo, assicura Boni, l'intento della proposta leghista: niente a che vedere, dice, con il dialetto e le tradizioni. «Non sto parlando di professori che insegnano il dialetto o gli usi e costumi lombardi - specifica Boni - anche perché non si tratta di chiudere gli ingressi ai non residenti, ma solo di privilegiare chi abita qui».

L'idea della Lega non piace neanche a Paola Frassinetti, vicepresidente Pdl della commissione Istruzione della Camera: «Stiamo già mettendo mano alle leggi del reclutamento degli insegnanti - spiega la deputata lombarda - e sono già in discussione alcune proposte. Penso che questa del Carroccio sia un po' troppo frettolosa. Il problema dei trasferimenti c'è e va risolto, ma in altro modo. In Italia esiste la libertà di circolazione e chi decide di trasferirsi al Nord per lavorare non può essere discriminato. Piuttosto troviamo un modo per farlo rimanere». Anche perché, come spiega il provveditore di Milano Giuliana Pupazzoni, «ci sono alcune graduatorie sempre in sofferenza e che hanno bisogno di insegnanti», altrimenti non si capirebbe l'esodo da Sud. Duro il Pd, con il consigliere regionale Giuseppe Civati che si chiede «quali competenze abbia Boni in materia scolastica», mentre Andrea Fanzago, rappresentante a Palazzo Marino, aggiunge: «è il solito annuncio a effetto della Lega che non si può tradurre in realtà. Quello che conta è il merito».

Contrari anche i presidi. Innocente Pessina, dirigente scolastico del liceo classico Berchet, non solo contesta la proposta ma lancia un'ulteriore provocazione. «Non mi interessa minimamente da dove provengano gli insegnanti - dice - quello che conta è solo che siano competenti e che abbiano voglia di mettersi in gioco. Ma vado oltre: io sono per la scelta dei professori da parte del preside, come si fa nelle scuole private, perché è l'unico vero sistema di valutazione e darebbe al dirigente la responsabilità delle sue decisioni». Anche Massimo Spinelli, presidente dell'Anp Lombardia (l'associazione dei presidi) è perplesso e commenta: «Mi pare una strada difficilmente praticabile che andrebbe contro il principio costituzionale per cui i concorsi sono pubblici e nazionali». Per Clara Magistrelli, dirigente dell'istituto professionale Caterina Da Siena, «legare gli insegnanti al territorio potrebbe evitare il problema del turn over, ma il provvedimento andrebbe studiato in una più ampia riforma del sistema di reclutamento».