Meno tecnicismo fa bene alla matematica, Germana Bonzi, il Sussidiario 3.4.2010 Abbiamo finalmente in mano le Indicazioni nazionali dei licei che contengono alcune interessanti novità, a cominciare dall’impostazione della presentazione di tutto l’impianto: poche indicazioni, molto essenziali e chiare, con continui riferimenti al quadro generale allegato allo schema di regolamento. Per molte discipline si tratta di conferme di buone prassi già sperimentate con successo ed esplicitate in modo molto sintetico e diretto; in altri casi, penso per esempio al caso delle scienze naturali, si tratta di una proposta che mette ordine. In particolare le indicazioni relative alla matematica costituiscono una reale novità che immagino prenda le mosse dall’amara ma realistica constatazione che i risultati dell’attuale insegnamento non si vedono e comunque hanno il fiato corto. Le novità introdotte possono diventare una grande occasione per un ripensamento approfondito di come è inteso oggi l’insegnamento di questa disciplina, per sua natura così formativa, ma ridotta troppo spesso a tecnicismo. La tendenza, a cui troppe volte si assiste, è infatti quella di ridurre la matematica a mera applicazione di procedure e ciò genera, tra l’altro, il triste risultato di un’inefficacia sul piano della formazione del pensiero e di un diffuso disamore degli studenti verso questa disciplina. L’impianto proposto, sicuramente ambizioso, chiederà dunque ai docenti un serio lavoro di ripensamento per reimpostare la proposta formativa in un’ottica che tenga conto degli obiettivi che così chiaramente sono indicati (nel Profilo culturale, educativo e professionale dei licei e nei Risultati di apprendimento) ed individuare il ruolo che la matematica, nella sua specificità, può svolgere nella proposta formativa globale. Si tratta di un passaggio nel quale è importante non scivolare immediatamente sull’aspetto dei contenuti, cadendo nella tentazione di riposizionare il vecchio vissuto in uno schema nuovo, ma recuperare tutta l’esperienza maturata per raccogliere la sfida di ricomprendere e reinventare la proposta del proprio insegnamento, con la preoccupazione di fornire agli studenti quegli strumenti efficaci per muoversi dentro la complessità della realtà in modo consapevole, creativo, critico ed efficace. L’invito è quello di ripensare ai diversi ambiti di questa disciplina in modo che possano convergere a formare quell’insieme di strumenti che contribuiscono a costituire il pensiero matematico nei suoi punti più strutturanti. Interessante è anche il richiamo a non trascurare l’aspetto dello sviluppo del pensiero matematico in relazione ai momenti storici e filosofici che lo hanno generato; questa sottolineatura, unita all’invito ad un dialogo tra le diverse discipline, può sicuramente essere l’occasione perché gli studenti inizino a sperimentare l’unitarietà del sapere, che non è riducibile alla interdisciplinarietà intesa come molteplicità di collegamenti, ma che è interessante, in quanto svela la possibilità di conoscere in modo unitario la realtà nella sua complessità e ricchezza. È auspicabile che il lavoro di riflessione e impostazione che i docenti si accingono a compiere sia guidato dentro e oltre le singole scuole e che a questo si possano dedicare energie. Potrebbe essere importante che, in qualche forma, il Ministero faciliti la messa in circolo di esperienze già in atto, perché possano costituire un punto di partenza per molti, visti anche i tempi strettissimi di avvio della riforma. Anche gli appuntamenti delle prove nazionali, così come l’esame di stato, potranno e dovranno guidare e fornire termini di paragone per la verifica del percorso e la sua messa a punto. Diversamente il rischio è quello che l’abitudine riprenda il sopravvento e la chance che oggi si apre vada sprecata.
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