Scuole meno sicure al Sud
Il governo decide di distribuire i fondi per
l'edilizia scolastica
che colpisce gli istituti meridionali. Nel frattempo taglia i fondi
alla sicurezza
Flavia Amabile La Stampa,
23.4.2010
A un anno e mezzo di distanza
dal crollo di Rivoli, dopo le mille promesse di fondi per rendere
più sicure le scuole, che cosa resta? Che ieri in Conferenza
Stato-Regioni si è discusso di quella che sembra una beffa: un
taglio ai fondi stanziati per la messa in sicurezza delle scuole del
sud.
Nel frattempo, in un’intervista
il ministro dell’Istruzione Gelmini annuncia un aumento degli
stupendi per gli insegnanti più bravi provocando le proteste dei
sindacati che chiedono risorse. «Gli aumenti vanno inseriti
nell’ambito di una trattativa - sottolinea Mimmo Pantaleo,
segretario della Flc Cgil - e va sottolineato comunque che mentre si
discute di cose che verranno, le retribuzioni dei professori sono
state tagliate ripetutamente e quest’anno sono stati stanziati
soltanto 8 euro di aumento. Mi pare che ci sia un’incongruenza in
tutto ciò».
E sono proprio i fondi il nodo
del contendere anche sulla sicurezza nelle scuole. La Conferenza
infatti vuole cambiare il meccanismo di divisione dei fondi: prima
si assegnava alle regioni meridionali l’85% delle risorse ora si
intende stabilire i parametri della ripartizione in base alla
popolazione studentesca e al tipo di scuole.
«Alcune regioni, anche la mia,
non condividono questo provvedimento che utilizza ancora una volta i
fondi Fas» - ha chiarito Vito De Filippo, presidente della Regione
Basilicata. «Questa è l’ennesima puntata di un romanzo dal titolo
’Lo scippo dei fondi Fas’ che tocca soprattutto le regioni del Sud».
Soddisfatto, invece, il presidente della Regione Piemonte Roberto
Cota: «Qualcuno vuole di più ma sono soldi che arrivano e questo è
importante, è una cosa positiva». Anche il segretario della Flc-Cgil
Mimmo Pantaleo è contrario: «Non si tiene conto del fatto che al Sud
la situazione delle scuole è molto più deteriorata». In realtà la
situazione è critica in tutt’Italia. Del miliardo di euro stanziato
sull’onda emotiva della morte di uno studente 235 milioni sono stati
utilizzati per l’emergenza abruzzese. I governatori hanno chiesto al
governo che a pagare l’emergenza terremoto non siano le scuole, e
dal ministero garantiscono che i fondi verranno reintegrati.
Nel frattempo però nel decreto-legge
«milleproroghe» è stato inserito un ulteriore rinvio del termine per
l'erogazione dei 300 milioni di euro previsti dalla legge
finanziaria per il 2010 per il programma straordinario per
l'edilizia scolastica. «E questo ha provocato un ulteriore
aggravamento della situazione in cui versano le scuole», sottolinea
Manuela Ghizzoni, deputato del Pd.
Altro punto dolente è l'anagrafe
degl edifici: iniziata nel 1996 e rimessa in moto dopo la tragedia,
non è ancora stata varata, a dispetto delle promesse di terminare il
lavoro in breve tempo. Infine, l’aumento del numero di alunni per
classe che nella gran parte degli istituti fa sforare i limiti
previsti dalla legge per garantire la sicurezza.