I liberaldemocratici inglesi promettono classi più snelle, in caso di vittoria alle elezioni

Meno alunni nelle classi.
In Gran Bretagna

da Tuttoscuola, 16.4.2010

Il manifesto che i liberali britannici hanno presentato all'avvio della campagna elettorale, contiene proposte che intendono dare soluzione, come è ovvio aspettarsi, alle questioni economico-sociali di maggiore urgenza derivanti dalla crisi economica o dalla perdita di posti di lavoro.

Fra tali questioni, la scuola rappresenta una tematica delicata, legata a realtà di stringente urgenza come la valutazione delle competenze degli studenti in ambito OCSE, il riconoscimento e l'accompagnamento di situazioni legate al disagio sociale, all'immigrazione o alla disabilità.

Tra le criticità, il sovraffollamento delle classi è vissuto dalle famiglie come questione di particolare rilievo e dalle scuole come uno dei maggiori ostacoli nel processo di insegnamento/apprendimento (è da notare che nelle zone rurali si assiste ad una contrazione costante nel numero delle classi, mentre nelle aree urbane i posti disponibili sono spesso insufficienti a coprire le esigenze della popolazione scolastica).

Attualmente, infatti, in Inghilterra le classi composte da bambini tra i cinque e i sette anni di età, presentano una consistenza media nazionale di 26,2 alunni. Tale cifra sale a 26,8 alunni per classi con allievi tra gli otto e gli undici anni.

Per questo, il leader del partito liberale Nick Clegg si è espresso, in questi primi giorni di campagna elettorale, a favore di un abbassamento del numero medio di alunni per classe non oltre il limite delle venti unità, invece delle 30 attuali. Per accompagnare finanziariamente l'operazione, si impegnerebbero i fondi, pari a due miliardi e mezzo di sterline, attualmente assegnati per provvedere agli studenti delle famiglie in difficoltà economiche.

Tali provvidenze potranno essere utilizzate, secondo il manifesto elettorale liberale, anche per organizzare interventi educativi in rapporto "uno a uno" e per contrastare la crescita costante delle tasse universitarie.