Scuola e lotta di classe
nella provincia di Treviso

da Tuttoscuola, 12.4.2010

Dalla provincia di Treviso arrivano due notizie di cronaca, che riguardano la scuola e in qualche modo possono essere considerate come segni dei tempi in un territorio con uno dei più alti redditi procapite in Italia.

Nel primo caso, la Caritas diocesana ha diffuso la notizia del ragazzo una famiglia italiana residente in un paese alla porte di Treviso, che non ha i soldi per il bus che lo porta a scuola e per questo lui ha perso l'anno.

L'anno scorso lo studente è stato bocciato, e quando la Caritas è venuta a conoscenza del fatto che la madre, separata, non riusciva a pagare l'abbonamento dell'autobus è intervenuta e, anche grazie al Comune, il ragazzo a settembre ha ripreso ad andare a scuola, un istituto superiore di Treviso. "Lo abbiamo saputo tardi perché spesso in questi casi le famiglie hanno vergogna a chiedere aiuto - ha spiegato il direttore della Caritas di Treviso don Davide Schiavon - Ma sono sempre di più le famiglie che non ce le fanno e nell'ultimo anno quelle italiane sono raddoppiate".

La seconda notizia è più leggera e riguarda l'iniziativa dell'Istituto comprensivo di San Fior, nel trevigiano, che ha adottato come divisa scolastica una felpa e una maglietta da indossare sui banchi di scuola, uguale per tutti, dichiarando così guerra agli abiti griffati, e a scollature e ombelichi in bella mostra.

Gli oltre 350 alunni delle due strutture scolastiche secondarie di San Fior e Godega da alcune settimane hanno adottato una sorta di divisa uguale sia per maschi che per femmine; l'unica differenza sta nel colore, la felpa è azzurra con polo grigia per i maschi e rossa con polo blu per le femmine.

Dopo un periodo sperimentale, avviato nel gennaio scorso, la divisa è ora diventata regolamentare. Obiettivo del Consiglio d'istituto, che ha votato il provvedimento non senza resistenze da parte di alcuni genitori, è quello di frenare la corsa sempre più sfrenata agli abiti alla moda e alle tenute sin troppo sbarazzine. "Il figlio dell'industriale e il figlio dell'operaio indossano lo stesso vestito prescritto dalla scuola - si legge nel documento con cui è stata illustrata l'iniziativa -. E per lo meno a scuola non si assiste più alla competizione fra alunni che hanno la maglietta griffata e i compagni che portano i vestiti delle bancarelle".

I capi di abbigliamento sono stati acquistati con i soldi versati dalle famiglie degli alunni a inizio anno e grazie al contributo di uno sponsor, mentre i ricambi sono a totale carico degli studenti.