Scuola e Sud De Mauro: il Nord è avanti Il Corriere della Sera, 28.4.2010 MILANO — La scuola del Sud, «zavorrata», fa fatica ad inseguire quella del Nord ma, cosa ancor più grave, l’intero sistema di istruzione italiano fa una pessima figura al cospetto di quello europeo.
La pensa così, e non da ora, Tullio De
Mauro, insigne linguista e intellettuale di origini napoletane, che
ha posto il tema de La cultura degli italiani anche al centro di un
suo fortunato volume, scritto con il giornalista Francesco Erbani e
di recente ristampato da Laterza. De Mauro accetta di intervenire
nel dibattito sulla «zavorra scolastica» aperto, sul Corriere del
Mezzogiorno, dalle riflessioni dell’economista Donato Masciandaro, e
proseguito, tra gli altri, con un appello dello storico Giuseppe
Galasso alla scuola del Sud affinché faccia una seria autocritica.
«Tutti i dati disponibili, quelli
anagrafici dell’Istat, quelli delle indagini sulla cultura e la
lettura sempre dell’Istat e quelli delle indagini comparative
internazionali sui rendimenti scolastici (cominciate nel 1971, tra
la disattenzione di troppi) parlano di un divario tra le regioni
meridionali e le regioni del Centro e del Nord dell’Italia. Un
divario che, col tempo, si è andato accrescendo. È bene che di ciò
ci rendiamo conto, ma, attenzione, a patto di capire che esso è poca
cosa rispetto al divario assai più grave che in queste materie
separa l’Italia intera dal resto dell’Europa e dei paesi più
sviluppati. Il divario Sud-Nord segnala un’oscillazione negativa in
medie complessivamente basse».
«Nella generale penuria nazionale di
investimenti per la crescita culturale e per le scuole gli anelli
deboli sono in maggior sofferenza. E non basta. Fa bene Giuseppe
Galasso a richiamare tutti noi meridionali alle nostre
responsabilità, ma queste non riguardano solo la scuola e nemmeno
solo le agenzie di cultura, biblioteche territoriali, musei, teatri,
sale per concerti, e la diffusione di giornali e libri. Riguardano
anche altri aspetti della vita sociale: la rassegnazione dinanzi ai
fenomeni criminali, la micro-illegalità diffusa, il drenaggio
continuo, ormai secolare, delle energie più attive e qualificate dal
Sud verso il Centro e il Nord. Nelle professioni intellettuali e
nell’insegnamento è un’emorragia continua che porta le persone
giovani e più intraprendenti a lasciare il Sud per il Nord del
Paese. Quando Bossi e i leghisti scalpitano per i troppi insegnanti
meridionali al Nord, compresa la signora Bossi, segnalano un dato
statisticamente rilevante».
«Se esistesse, non sapremmo spiegare
perché i meridionali a Roma, Firenze, Milano, Torino danno ottimi
risultati».
«Le autocritiche fanno (farebbero)
bene a tutti. Purché, però, come ho già detto, tale autocritica
riguardi tutti i nostri gruppi dirigenti, considerata l’arretratezza
complessiva del nostro sistema di istruzione».
«Sì, a parte isolate eccezioni, come
le iniziative di Nichi Vendola in Puglia, un esempio che meriterebbe
seguito».
«Certo che è un vizio, ma è un vizio
di tutta la nostra cultura intellettuale, e da secoli, e aggravatosi
negli anni. Già negli anni Venti lo segnalavano come pessimo
contrassegno della nostra vita nazionale Sebastiano Timpanaro e
Antonio Gramsci».
«Il rigore è sempre utile, purché sia
come la carità secondo i Santi Padri: della carità dicevano incipit
a se metipso, comincia da se stessi. Dovrebbe valere anche per il
rigore». «Creare in ogni Comune almeno una biblioteca territoriale, creare biblioteche e mediateche scolastiche nelle scuole, spingere gli adulti a leggere più giornali e libri, riuscire a spiegare alle famiglie che qualche libro in casa è un potente aiuto al successo scolastico dei figli. Non sono cose che costano molto e, come sappiamo da tutto il mondo e da regioni ‘‘felici’’ come il Trentino o la Val d’Aosta, sono investimenti preziosi non solo |