La scuola e la riforma
La Palumbo sul tempo pieno:
A Padova il caso più eclatante: aumento di 197
richieste. di Alice D’Este da Il Corriere del Veneto, 24.4.2010 VENEZIA — Tempo pieno in pericolo per i tagli alle cattedre, j’accuse del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo: «Le 382 classi in più di tempo pieno richieste dalle scuole rispetto all’anno scorso non corrispondono alla richiesta delle famiglie. L’aumento reale è di 85 cattedre, il rimanente 77% (297 cattedre) nasce da un escamotage adottato dai presidi per avere un budget maggiore a disposizione della propria scuola». Ha risposto così il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Palumbo al coro di voci preoccupate che si è alzato dai dirigenti delle sedi provinciali dell’Ufficio scolastico regionale di tutto il Veneto. I quali avevano annunciato: «Il tempo pieno è a rischio, riusciremo soltanto a far partire le classi dell’anno scorso, non ne partirà nessuna in più anche se le famiglie ne avrebbero chieste ben 382 di nuove». Una contestazione, quella della dirigente dell’Usr, che si basa sui dati ufficiali sul tempo pieno che descrivono una situazione regionale piuttosto squilibrata, per un totale di 382 nuove sezioni richieste, che vede però a Padova un aumento esponenziale (+197) a fronte dei dati più contenuti delle altre province (Venezia +50, Verona +46, Belluno +6, Rovigo +5, Treviso +38, Vicenza +39). «L’impennata della richiesta a Padova è il fanalino d’allarme di questa situazione ma la cosa vale per tutte le province e nasce probabilmente dall’esigenza dei dirigenti di avere un budget maggiore a disposizione per la gestione delle scuole - spiega Palumbo -. Non sto dicendo che le scuole hanno fatto carte false ma se le classi prime in partenza a tempo pieno quest’anno hanno registrato soltanto 85 richieste in più a livello regionale (erano 505 nel 2009/2010, quest’anno saranno 590) i conti non tornano. Quelle 85 sezioni sono il reale incremento richiesto dalle famiglie. Gli altri casi non hanno senso». L’accusa della Palumbo, tuttavia, per il momento non ha raggiunto (tranne nel caso di Domenico Martino, dirigente della sede provinciale di Venezia che si accoda all’analisi della dirigente dell’Usr) gli altri dirigenti delle sedi provinciali dell’Usr: «Non abbiamo ancora analizzato i dati così in profondità, ho previsto però un incontro per lunedì con i sindacati », spiega Franco Venturella, dirigente delle sedi di Padova e Vicenza. «Il dato su Padova parla di 197 classi richieste in più, effettivamente sono molte ma è anche vero che in un periodo di difficoltà economica le scelte delle famiglie possono cambiare. Anche l’anno scorso avevamo registrato un aumento di circa 200 richieste rispetto all’anno precedente, non mi pare un dato così fuori norma ma va verificato. Se corrisponderà alle richieste reali, però, bisognerà trovare una soluzione anche tramite un’alleanza con il territorio altrimenti le risorse non basteranno mai». Una richiesta di appoggio economico che si rivolge direttamente al mondo politico da più fronti: «Il Comune potrebbe finanziare dei laboratori di teatro pomeridiani per tenere i bambini a scuola», spiega Venturella. «Qui da noi esiste già da qualche anno, ma sono i genitori a pagarlo», commenta invece Mauro Michielon, assessore all’Istruzione del Comune di Treviso. E dalla provincia di Treviso arriva anche la richiesta della dirigente dell’ufficio scolastico trevigiano Maria Giuliana Bigardi: «Credo sia necessario rivedere questa soluzione, non è possibile che abbiamo subito la riduzione più dura di tutto il Veneto, ma non ci sono i riscontri numerici - ha commentato -. Forse qualcuna delle nostre scuole ha inserito cifre non corrette nel terminale, oppure nelle altre province ne sono stati inseriti di più, deve esserci stato un errore. Andrà verificato, sono convinta di non dover sacrificare tutti questi posti». |