L'incredibile business italiano
delle università on-line

Una recente indagine a Bari, ha evidenziato l’esistenza
di rapporti distorti tra gli atenei statali e quelli on-line

di Marcella Fontana da Infomessina, 5.4.2010

L’e-learning italiano, l'insegnamento a distanza delle università on-line da sette anni in circolazione dopo la loro istituzione con il decreto ministeriale del 17 aprile 2003 firmato dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti e dal ministro dell'Innovazione Tecnologica Lucio Stanca, ha dato vita ad un binario parallelo per raggiungere in tempi rapidissimi e con un costo elevatissimo la stazione “laurea”.

Una assicurazione che promette di divenire dottori col minimo impegno, riducendo gli anni accademici previsti per il conseguimento di un corso di laurea, dando vita ad business da oltre 100 milioni di euro l'anno, più i proventi derivanti da master e specializzazioni. "Laureare l'esperienza" è il motto che accompagna questo corso di studi indolore, in quanto si tratta di immatricolati oltre i 25 anni d'età che gravitano sulle 11 università telematiche esistenti in Italia, dei quali ben 7 su 11 sono stati autorizzati uno dopo l'altro in soli 5 mesi, dal gennaio al maggio del 2006, prima della fine del Governo Berlusconi. Di recente i nove membri del "Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario", (Cnvsu) nove illustri docenti che nel loro rapporto sullo stato dell'università italiana 2010 hanno evidenziato, i malcostumi (oggetto anche di inchieste giudiziarie come quella aperta dalla procura di Bari sull'ateneo "Giustino Fortunato" di Benevento), degli 11 campus telematici italiani.

Molti di essi sono strettamente correlati ai famosi "centri di assistenza agli esami" come E-campus, ad esempio, filiazione universitaria del ricco e potente Cepu. Strutture che servono come pompe da iniezione per immettere gli studenti in un circuito a pagamento ed indirizzarli verso l'ateneo on line a cui sono collegati. Un circuito rapido e gravoso che comporta una spesa media per una laurea in tre anni di 12 mila euro. Dietro le università telematiche, si celano nomi e realtà eccellenti, motivo per il quale esiste il rischio di distorsioni tra gli atenei statali e privati. Come il caso recente dell’ inchiesta aperta dalla procura di Bari su una serie di concorsi indetti dall'ateneo on line Giustino Fortunato di Benevento, che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di alcuni professori della stessa università. L'indagine trova spunto da un dottorato di ricerca in "Diritti umani, globalizzazione e libertà fondamentali", bandito dalla statale di Bari, ma finanziato dalla telematica Giustino Fortunato. La vincitrice è risultata essere una delle proprietarie della Giustino Fortunato. Un episodio che denuncia i rapporti malati tra atenei statali e quelli on line, utilizzati come bacino di concorsi per docenti che poi, attraverso una rete di favori ed amicizie, vengono assunti nelle università tradizionali.