Gli impegni di Mariastella da Vincenzo Pascuzzi, 5.4.2010 Nel 2001 Mariastella Gelmini doveva essere molto impegnata nel suo secondo anno di praticantato a Reggio Calabria dove, l'anno successivo, avrebbe poi superato l'esame di Stato per la professione di avvocato. Forse per questo valido motivo le è sfuggito l'articolo - ancora attuale - di Francesco Alberoni relativo ai "maestri di lingua inglese". Questa dimenticanza non la giustifica però per l'incredibile iniziativa del Miur di formare in lingua inglese 2.000 insegnanti con solo 50 (cinquanta!) ore e di spararli subito allo sbaraglio già il prossimo primo settembre!
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Inventiamoci in fretta i maestri di lingua (inglese) di Francesco Alberoni, Il Corriere della Sera del 9.7.2001, pag. 1
In questa epoca la lingua universale è l' inglese. Chiunque voglia lavorare fuori dal suo Paese, usare Internet, operare nella new economy, chiunque voglia fare carriera, deve conoscere l' inglese. L' inglese, infine, è la lingua usata nell' Unione europea, di cui facciamo parte. E gli italiani, salvo una piccola minoranza, non la conoscono. Nei prossimi anni, se non vogliamo fare un torto gravissimo ai nostri figli, dovremo provvedere alla alfabetizzazione in inglese di tutta la popolazione studentesca, dalla scuola materna all' università. E credo che il nuovo governo condivida questa meta. Ma vi è un terribile ostacolo: non abbiamo insegnanti. Le facoltà di Lingua e letteratura non hanno preparato docenti che parlano e scrivono alla perfezione né questa né altre lingue. Hanno dato sempre più importanza alla letteratura, alla filologia, alla glottologia, alla filosofia del linguaggio che all' insegnamento pratico della lingua. Invece ciò che serve ai nostri ragazzi sono insegnanti che, anche senza conoscere la letteratura e la linguistica strutturale, sappiano l' inglese e comunichino loro in inglese; che nella materna giochino, raccontino favole, poi, negli anni successivi conversino, leggano brani di storia, articoli divulgativi scientifici, magari i libri di Harry Potter, guardino e discutano insieme film per ragazzi. Non c' è bisogno che insegnino la grammatica, la impareranno in seguito. All' inizio si può fare a meno perfino dei laboratori linguistici. Li inseriremo a poco a poco, non appena ci sarà il denaro necessario . Ma dove trovare tanti insegnanti? Non possiamo farli arrivare a decine di migliaia dall' Inghilterra. Dobbiamo prepararli rapidamente noi. Però il vecchio insegnamento di lingue è inutile e dannoso. C' è una sola strada da seguire: affidare il compito alle scuole per Interpreti e traduttori che, con uno speciale metodo, in tre anni di studio insegnano a parlare e tradurre in modo eccellente. Oppure ai corsi di laurea di Interpretariato e traduzione (chiamati Mediazione linguistica) che usano gli stessi strumenti didattici e che oggi, con la riforma universitaria, durano anch' essi solo tre anni. Io perciò faccio un appello a tutte le università perché attivino il più in fretta possibile questi corsi di laurea. E invito tutti i comuni e tutti gli enti ad aprire delle scuole per Interpreti e traduttori concentrate sull' inglese. E a fare il più in fretta possibile perché, nella migliore delle ipotesi, i diplomati o laureati usciranno solo fra quattro anni! Ma poi bisogna che costoro possano lavorare nelle scuole. Infatti, in base alle ultime disposizioni, per insegnare lingue nelle scuole bisogna seguire questo curriculum di studio: laurea di tre anni, più laurea specialistica di due, più un anno di studio in un apposito istituto. Totale sei anni di studio, che facilmente diventano sette. Questo andrà bene per gli studiosi di letteratura, per gli insegnanti di letteratura nelle scuole superiori. Ma noi abbiamo bisogno di tecnici, di docenti che insegnino praticamente le lingue dall' asilo all' università, e in gran numero. Ora mi rivolgo al ministro della Pubblica Istruzione perché inventi una soluzione per mettere al lavoro subito chi ha terminato la scuola Interpreti o il corso di laurea in Interpretariato. E se costoro non possono essere equiparati agli altri, si inventi una nuova figura di docente, con un altro nome: tecnico linguistico, o maestro di lingue. Non è il nome che conta, ma ciò che deve fare.
Alberoni Francesco
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