Quel grembiulino della discordia di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 14.4.2010 A quasi due anni di distanza dall’invito, sostenuto dal premier Berlusconi, di introdurre “un elemento di ordine, disciplina, decoro, che suscita un senso d'appartenenza”, le cronache locali rivelano che non pochi istituti del nord lo hanno adottato con successo: per ds e docenti sarebbe l’unico modo per respingere le griffe e coprire ombelichi scoperti e pantaloni a vita bassa. Ricordate quale fu nell’estate del 2008 una delle novità prospettate dal ministro Gelmini, in vista del nuovo anno scolastico, a far arrabbiare di più sindacati, opposizione e soprattutto l’Onda studentesca? E a riscuotere, invece, il consenso del premier Berlusconi? Se non lo ricordate vi aiutiamo noi: si tratta del ritorno tra gli alunni del grembiulino, o meglio ancora della cosiddetta divisa, per gli alunni frequentanti la primaria e la secondaria inferiore. Le critiche, nell’occasione, derivarono dal fatto che a fronte dei tanti problemi che tormentano la scuola, il responsabile del Miur si preoccupasse di trovare una soluzione ad una questione davvero marginale. "Ma il ritorno alla divisa - spiegò allora Gelmini, nel luglio 2008, durante una visita all'Istituto di scienze umane di Firenze - rappresenta un fatto positivo: è un elemento di ordine, disciplina, decoro, che suscita un senso di appartenenza verso l'istituto. La corsa alle griffe comincia molto presto, ed il grembiule costituisce un elemento di uguaglianza". Una proposta approvata dallo stesso Silvio Berlusconi, così come la reintroduzione del voto in condotta in nome di una "maggiore compostezza". Per confezionare le divise il ministro lanciò l'idea di farle disegnare dai ragazzi delle scuole di design e farli realizzare dalla Cooperativa Alice delle detenute di San Vittore, a Milano. Proposta subito dopo accolta a Segrate, nell'istituto comprensivo statale A. Schweitzer, dove all'inaugurazione dell'anno scolastico 2008-2009 la Gelmini fu accolta da 42 bambini di una delle prime elementari in divisa rossa e blu, confezionate dalle detenute. Poi però si sono avute notizie solo di pochi casi, spesso isolati, relativi ad altri istituti scolastici che hanno raccolto l’invito. Ma oggi, a quasi due anni di distanza, un quotidiano locale ha scoperto che in diversi istituti del nord, soprattutto nei territori dove domina la Lega, l’auspicio del Ministro è stato tutt’altro che disatteso: alle primarie "Sebastiano Barozzi" di San Fior e "Vecellio" di Godega, in provincia di Treviso, i docenti hanno ad esempio deciso di dire basta al boom di capi griffati indossati dagli alunni. Molto meglio piuttosto, la felpa è azzurra con polo grigia per i maschi e rossa con polo blu per le femmine. Dopo un periodo sperimentale, avviato nel gennaio scorso, la divisa è ora diventata regolamentare. Le divise – 350, pari al numero di alunni - sono state acquistate con un contributo di 4 mila euro della Banca della Marca e con parte dei soldi che i genitori hanno versato a inizio anno. La scuola fornisce una felpa e una polo a ogni studente, i necessari ricambi costano alle famiglie 12 euro per ciascuna felpa, da 6 a 7 euro per la polo. Non ci sono negozi convenzionati: è lo stesso istituto comprensivo a dare i vestiti. Scelta simile a Pordenone, alla media inferiore "Centro Storico", dove però per i 400 iscritti ha trovato spazio un’indistinta felpa blu con sotto la polo bianca: di fronte all’imperversare di ombelichi scoperti e pantaloni a vita bassa va bene anche l’antica divisa unisex.
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