Ricercatori, stop delle lezioni In rivolta
contro i tagli, a maggio cattedre deserte

S. Del. la Repubblica, 28.4.2010

Bari - Il fronte del no si sfalda: a Giurisprudenza una adesione. Ricercatori baresi in rivolta, pronti a sospendere le lezioni e a non tenere gli esami a maggio. Ieri si sono incontrati nell’aula magna della facoltà di Medicina per programmare le manifestazioni di protesta contro il disegno di legge della ministra all’Istruzione Maria Stella Gelmini. Un provvedimento che metterebbe - a detta dei ricercatori baresi -a rischio l’intera categoria perché contemplerebbe la possibilità da parte delle facoltà di chiamare direttamente il personale, senza quindi considerare il merito.

Ieri un centinaio di persone ha preso parte all’assemblea, la prima unificata, proprio per valutare il da farsi e per scegliere i rappresentanti da inviare a Milano per dare voce all’Università barese. Ad aderire alla protesta è stato l’80 per cento dei ricercatori di tutte le facoltà, ad eccezione di Medicina e di Giurisprudenza. In queste due facoltà l’adesione è stata bassissima: a Giurisprudenza una sola persona su 80 mentre a Medicina trenta su 191.

Se il ddl della Gelmini non sarà ritirato l’intera categoria è pronta a rifiutarsi di tenere le lezioni da maggio. Dall’anno prossimo inoltre si correrà il rischio che buona parte dei corsi attualmente curati dagli stessi ricercatori non possano essere proprio tenuti.

Il problema in realtà si pone sin da ora, dato che in questi giorni i consigli di facoltà stanno approvando i piani per l’offerta formativa. «In realtà - spiegano i ricercatori - le facoltà stanno definendo i piani di studio senza considerare la nostra protesta e la nostra volontà a non tenere lezione. Da settembre si renderanno conto che molti di questi corsi non potranno essere garantiti e forse solo allora capiranno l’importanza della nostra figura per l’università. Sono anni che restiamo in silenzio, ora basta». Tutti i piani dell’offerta formativa saranno poi approvati dal nucleo di valutazione per ricevere l’ok definitivo dal senato accademico. «Le facoltà - concludono i ricercatori - secondo noi stanno facendo un atto illegale, stanno approvando tutto a scatola chiusa, ma presto ci si renderà conto della situazione reale».