SCUOLA

Alunni esclusi mensa,
critiche a anonimo che paga rette

Ha pagato quelle mancanti e scritto a sindaco Lega che li escluse

  ApCOM, 13.4.2010

E' polemica sulla notizia, diffusa oggi, dell'invio al comune di Adro, in provincia di Brescia, di 10mila euro da parte di un imprenditore anonimo a titolo di rimborso delle rette non pagate dalle famiglie in difficoltà della scuola elementare locale: il caso aveva suscitato scalpore nei giorni scorsi a seguito della decisione della giunta leghista, guidata dal sindaco, Oscar Lancini, di non far accedere alla mensa gli alunni delle famiglie morose.

Oggi, alcuni genitori degli alunni che hanno sempre pagato le rette della mensa hanno espresso la loro contrarietà nei confronti del gesto: "Poiché la mensa non è un servizio - ha dichiarato una mamma fuori dalla scuola primaria - non è obbligatorio accedervi, mentre è obbligatorio pagare per entrarvi. E non si può certo risolvere così la questione perché a settembre si ripresenterà di nuovo". L'ignoto benefattore, che si firma 'un cittadino di Adro' ed ha fatto pervenire al comune lombardo un forfait che permetterà a tutti gli alunni in ritardo coi pagamenti di usufruirne sino alla fine di quest'anno scolastico, ha invece colto l'occasione per inviare al sindaco del suo paese una lunga lettera.

"Sono figlio di un mezzadro - esordisce l'anonimo nella sua missiva, resa pubblica - che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo? Che non mi vengano a portare considerazioni 'miserevoli'".

L'anonimo sostiene anche che "i 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L'età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quel giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché - conclude - il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso".

Solidarietà a parte, anche la normativa sembrerebbe non dare ragione alla decisione della giunta di Adro: in base alla legge 176/2007, lo Stato ha infatti stabilito che il tempo dedicato al pranzo è scuola a tutti gli effetti. L'articolo 1 riporta che nelle "le classi funzionanti a tempo pieno con un orario settimanale di quaranta ore" deve essere considerato anche il "tempo dedicato alla mensa".