La crisi economica favorisce
l’evasione scolastica

di A.G. La Tecnica della Scuola, 5.4.2010

Dopo la Turchia preoccupa il dato proveniente dalla Romania, dove gli abbandoni negli ultimi mesi sono saliti del 10 per cento. Il motivo è sempre lo stesso: lasciare i banchi per aiutare le famiglie in difficoltà. Una tendenza che non ci trova, come italiani, del tutto disinteressati.

La crisi economica non provocherebbe solo “vittime” sul mondo del lavoro e della qualità della vita in generale: a pagare il conto per le ristrettezze cui sono costrette le famiglie, sarebbero anche gli alunni. I quali in questo genere di situazioni sarebbero più facilmente indotti a lasciare i banchi per rimboccarsi le maniche e sostenere i genitori in difficoltà. Soprattutto nei Paesi dove tradizionalmente il disagio è più palpabile: dopo il caso della Turchia, dove il degrado di alcune zone, in particolare dell'est, spinge i giovani ad avvicinarsi alla criminalità e in casi non isolati a vivere terribili esperienze carcerarie, stavolta l’andamento eccessivo di abbandoni scolastici riguarda uno dei Paesi dell’Europa a 27: la Romania.

Ebbene, le ultime stime dicono che in Romania l'evasione scolastica è salita negli ultimi mesi addirittura del 10 per cento. A confermarlo è stata un recentissimo studio condotto dall'agenzia dell'Onu per l'infanzia Unicef, in collaborazione con la Fondazione "Educazione 2000". Secondo l'analisi della principale organizzazione mondiale per i diritti dell'infanzia, la crisi mondiale “sta provocando un forte aumento del numero di persone che cadono in povertà e rischia di far crescere ulteriormente il numero di ragazzi costretto a lasciare la scuola”.

La tendenza infelice non può farci trovare disinteressati: in Italia, infatti, gli ultimi dati Istat ci dicono che l’Italia malgrado i miglioramenti degli ultimi anni fa registrare uno scoraggiante 11,4% di alunni che ancora abbandona la scuola attorno ai 14-15 anni. E non va meglio tra i 18-24enni, poiché (dati Isfol) forniamo esattamente una cifra doppia rispetto al 10% fissato a Lisbona. Siccome la crisi non risparmia di certo il nostro Paese, basta andare a leggere gli ultimi allarmanti aumenti di disoccupati e di ore di cassa integrazione, il rischio concreto di un permanere (anziché migliorare) dei nostri poco lusinghieri dati di evasione scolastica appare più che fondato.

In attesa dell’esito conclusivo che esprimerà il “Giudice delle leggi”, non mancano le iniziative locali. Tra le diverse si segnala quella svolta il 31 marzo a Reggio Calabria, dove una partecipata assemblea si è conclusa con un documento di protesta - per i tagli e l’abbandono in cui sono lasciati i precari locali - inviato al ministro Gelmini. Molta attiva è anche la Sicilia: il 6 aprile a Palermo un raggruppamento di precari, sostenuto dai Cobas, raccoglierà migliaia di lettere firmate dal personale della scuola non di ruolo siciliano per inviarle al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e sollecitarlo a proposito del parere espresso sulla vicenda tramite il ricorso presentato dagli stessi precari nel luglio 2009: nelle lettere chiedono "un parere in tempi utili nella misura del reale, dal momento che la cosiddetta graduatoria ad esaurimento si rinnova ogni due anni e tra qualche mese ne decadrà la validità".