Riforma Gelmini.
Come gli ebrei sui carri bestiame, di Giuseppe D'Urso da Aetnascuola.it, 4.4.2010 Da più parti sembra che, finalmente, qualcuno all’interno della scuola stia cominciando a capire che lo smantellamento e la distruzione del sistema scolastico italiano ha già raggiunto il punto di non ritorno. Tale smantellamento, ovviamente, ha radici molto lontane che risalgono al periodo berlingueriano dove, attraverso una visione falsamente europeista, basata su concetti elaborati da quanti non hanno mai praticato il lavoro di docente, da docenti universitari, impediti dai gravosi impegni politici a svolgere la normale attività didattica, persone certamente di grande cultura, ma completamente digiuni delle esigenze del mercato, dei bisogni del territorio, delle norme internazionali che disciplinano talune importanti attività. Azione portata avanti sulla base di concetti roboanti, di filiere, griglie; paroloni e concetti tanto cari a quella sinistra, becera e meschina, che ha venduto e vende, in parole povere, solo aria fritta. Molti docenti erano convinti che la c.d. riforma si sarebbe attestata nell’eliminazione del precariato, quasi come se quei professori che hanno lavorato gomito a gomito lo scorso anno, che hanno impiegato tutta la loro professionalità e che hanno contribuito in modo determinante alla formazione di centinaia, miglia, centinaia di migliaia di studenti, essendo figli di un dio minore, avrebbero ben potuto essere posti sull’ara sacrificale dei bisogni di bilancio dell’on. Tremonti.
Oggi, molti colleghi hanno scoperto che i risparmi di bilancio devono
necessariamente estendere i loro effetti non solo a quei figli di un
dio minore, alias precari, ma anche ai blasonati docenti di ruolo
che pensavano, a torto, di farla franca e magari continuare a
sostenere la positività e l’incisività delle scelte operate da
questo Governo che ha impoverito l’Italia, ridotto il potere di
acquisto degli stipendi, messo a rischio il diritto dell’ammalato di
essere curato, aumentato la pressione fiscale a livelli
inaccettabili, mai visti in precedenza, privatizzato il bene
primario dell’acqua, ridotto gli investimenti pubblici e privato il
sud, in particolare la Sicilia, di ingenti risorse. In questo contesto di decadimento si inserisce perfettamente il pianeta scuola con le sue contraddizioni, le sue esigenze, i suoi bisogni, la sua voglia di rinnovamento, il suo cercare di dare risposte adeguate ai giovani e preparare efficacemente il loro futuro. Il processo di decadimento, basato unicamente sul dato della ristrutturazione aziendale che mira unicamente a tagliare i c.d. costi di produzione, che in questo caso sono solo gli stipendi degli insegnati e del personale in servizio, volto a garantire tra mille difficoltà e peripezie il servizio, travolge ciò che di buono e di positivo è presente nella scuola. Travolge i programmi, le sperimentazioni, i laboratori, le certezze di tutti: studenti, famiglie, docenti e personale ata. Travolge anche i processi di civiltà volti a tutela dei più deboli, mi riferisco ai giovani portatori di gravi patologie affidati all’insegnante di sostegno, mi riferisco alle leggi che disciplinano la sicurezza e gli spazi destinati agli studenti ed ai lavoratori. Norme che non hanno più alcuna attinenza né efficacia se rapportati ai bisogni di bilancio dell’on. Tremonti. E dire che la nostra è una regione a Statuto speciale, con competenze particolari in tema di istruzione richiamate anche nella legge n. 6 del 2000. Tuttavia, malgrado tali prerogative e la acclarata scoperta che in migliaia perderanno la possibilità di occupazione nell’ambito del settore della pubblica istruzione, i Senatori e Deputati siciliani, gli on. Consiglieri regionali, compreso l’attuale assessore alla Pubblica Istruzione, non hanno trovato di meglio che attivarsi per proporre leggi incostituzionali per salvaguardare l’interesse di 426 persone che hanno la pretesa di essere dichiarati vincitori di un concorso annullato dalla magistratura. Nessuna atto emerge dall’azione di questi politici diretta a garantire l’esigenza della salvaguardia non solo dell’occupazione di migliaia di persone, precari, figli di un dio minore, ma dell’essenza stessa della scuola, tradita negli stessi principi riportati nel regolamento, che ne tracciano l’identità e gli obiettivi. Nel corso di alcune riunioni, ho dimostrato la totale inconsistenza del processo di riforma e soprattutto la mancanza di coerenza tre i principi sopra richiamati e le azioni c.d. di riforma. In particolare per il settore nautico ho messo in evidenza l’assoluta incoerenza con le disposizioni internazionali che disciplinano le competenze, e le conoscenze del personale marittimo. A tal proposito ritengo doveroso richiamare il contenuto dell’art. 2 del regolamento che individua l’identità degli istituti tecnici che si caratterizza per una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico in linea con le indicazioni dell’Unione europea, costruita attraverso lo studio, l’approfondimento e l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere generale e specifico ed è espressa da un limitato numero di ampi indirizzi, correlati a settori fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del Paese, con l’obiettivo di far acquisire agli studenti, in relazione all’esercizio di professioni tecniche, i saperi e le competenze necessari per un rapido inserimento nel mondo del lavoro, per l’accesso all’università e all’istruzione e formazione tecnica superiore. A quanti avranno la voglia e la pazienza di leggere queste righe, apparirà evidente l’assurdità dell’azione di Governo e la palese contraddizione del c.d. processo di riforma che la Ministro dell’Istruzione si ostina a definire epocale. Si, forse sarà epocale, ma non certamente nel senso inteso dalla Gelmini. Di epocale c’è solo la contraddittorietà, il tagli di bilancio e il dispregio verso quei diritti acquisiti di tutela della dignità del lavoratore, della dignità dello studente e della dignità dell’Istituzione. Se non fosse una cosa seria ci sarebbe da ridere. Viene da chiedersi, infatti, come si potranno acquisire i saperi e le competenze necessarie per “l’esercizio di professioni tecniche” se proprio le discipline che caratterizzano gli indirizzi dell’istruzione tecnica saranno penalizzati poiché le ore saranno drasticamente ridotte, eliminati gli insegnati tecnico pratici, gli assistenti tecnici e ridotte in parole povere tutte le attività laboratoriali? Di quali professioni tecniche parla la Ministra? Forse si riferisce alla professione di politico. Infatti, tecnicamente chiunque potrebbe fare il Ministro basta essere nominato dal presidente di turno, visto che per tale incarico non si richiedono competenze, abilità e conoscenze particolari. Non è invece così per fare il conduttore di caldaia o l’ufficiale di coperta, o il medico. Per queste professioni occorre un titolo di studio e delle competenze basate su adeguate conoscenze. La provincia regionale di Bolzano ha detto “no” alla “riforma”. I parlamentari siciliani, invece, caldeggiano le richieste dell’On. Tremonti e della Lega. In parole povere sembra di rivivere la tragica epopea dell’invasione piemontese quando un gruppo di signorotti, per mantenere inalterato lo stato di privilegio, ha svenduto la Sicilia ed i siciliani, facendo diventare eroe un mercenario, alla guida di un migliaio di straccioni, coadiuvato da un luogotenente assassino.
Ecco che si ripete la storia, certamente non sarà tragica come quella
dello sterminio di massa adottato sistematicamente verso un popolo
innocente, ma di sterminio comunque si tratta poiché si bruciano i
diritti, le speranze, le aspettative e si incenerisce il futuro
della Nazione. |