SCUOLA

Consiglio Stato:
anche 'code' precari Trento da rivedere

Rimesso parere Corte costituzionale:province autonome come altre

  ApCOM, 16.4.2010

Nella 'battaglia' legale tra Miur e sindacati sulla mobilità dei docenti precari nelle graduatorie ad esaurimento è stato emesso un altro verdetto: stavolta il parere è giunto dal Consiglio di Stato (sez. V) che a proposito del ricorso mosso dai supplenti della provincia di Trento sul sistema delle 'code' in graduatoria, introdotto nel 2009 dal ministero dell'Istruzione, ha ammesso le incongruenze con gli articoli n. 3, 4, 16, 51, 97 della Costituzione e rimesso il giudizio alla Corte costituzionale. Ciò significa che le province autonome con competenza esclusiva sulla Scuola sono messe sullo stesso piano delle altre. Con l'ordinanza collegiale n. 106/10 sono stati in sostanza ritenuti leciti i rilievi dei legali che difendono i precari lasciati in coda, nelle due nuove graduatorie provinciali richieste oltre a quella di appartenenza: la materia merita quindi un approfondimento ulteriore. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, la pronuncia del Consiglio di Stato "è quanto mai opportuna, perché - sottolinea - alla luce delle recenti proposte avanzate dai parlamentari della Lega su graduatorie regionali e punteggi di residenza, chiarisce come anche nelle regioni-province autonome con competenza esclusiva nel settore della Scuola non sia possibile inserire in coda i docenti provenienti da altre regioni o attribuire un punteggio diverso da quello obiettivo valutabile su tutto il territorio nazionale, neanche in presenza di un'invocata quanto mai falsa continuità didattica". Sul posizionamento in 'coda' dei precari della scuola si è già espresso il Tribunale regionale del Lazio. Che ha dato ragione ai ricorrenti: in caso di mancata applicazione di inserimento a 'pettine', ha anche intimato il commissariamento del Miur. Tuttavia il governo con la Legge 167/09 ha neutralizzato la sentenza del Tar ed ogni velleità di ritorno ai trasferimenti tradizionali. legali dei precari si sono di nuovo rivolti al Tribunale regionale laziale: che attraverso l'Ordinanza collegiale n. 230, del 5 febbraio scorso ha chiesto il parere della Corte Costituzionale.

In attesa del giudizio, per il presidente dell'Anief, il sindacato che tutela una fetta dei docenti formatisi presso le Ssis universitarie, il parere espresso dai giudici di Palazzo Spada "ribadisce l'illogicità e l'irragionevolezza della norma che dispone l'inserimento in coda per i docenti provenienti da altra provincia perché penalizza lo stesso buon andamento del sistema scolastico, determinando la preferenza - anche a parità di fascia - per i docenti aventi un minore punteggio di merito (minori requisiti attitudinali), rispetto a chi pur avendo un punteggio anche sensibilmente superiore proviene da altra graduatoria". L'ordinanza di remissione alla corte costituzionale acquista, inoltre, una valenza particolare anche in considerazione della volontà da parte delle Lega di introdurre una norma che dia più valore, il doppio, al servizio svolto dagli insegnanti residenti nella provincia dove svolgono il servizio: "l'intento - conclude il leader dell'Anief - è imporre un criterio di residenza alla selezione meritocratica con la scusa della continuità didattica. Basterebbe studiare un po' di Costituzione, e leggersi le ordinanze dei tribunali".