Sentenza finale sul crocifisso,
il Governo si sente in vantaggio

di A.G. La Tecnica della Scuola, 27.4.2010

A sostenerlo è Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico, che ha indicato i perché la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo rivedrà il parere dello scorso 3 novembre: ha contraddetto la propria giurisprudenza pluridecennale, commesso "errori tecnico-giuridici" giungendo a una "sentenza espansiva che se confermata provocherebbe l'abolizione, davanti a una controversia, di tutti i simboli religiosi in altri paesi europei". Il ricorso presentato dall'Italia verrà discusso il 30 giugno.

"Sono le leggi italiane a permettere che ci siano simboli come il velo, la stella di David, il turbante e il pugnale dei Sik: se restano questi simboli e sparisce il crocifisso uno studente che entra in una scuola italiana penserà di essere invece in una indonesiana": così Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico, ha commentato la possibilità che la Grand Chambre, la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, possa rivedere il parere emesso lo scorso 3 novembre di vietare l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. L’esperto di normativa religiosa, consulente del Governo italiano, ha ricordato, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che ci sono buone possibilità che il suo auspicio si traduca in realtà. Sull’argomento Cardia ha anche scritto un libro, che verrà presentato il 4 maggio in Senato, attraverso cui spiega, con modalità anche tecniche, i presupposti e "le condizioni perchè quella sentenza della Corte, che non ha tenuto in considerazione sia elementi giuridici che di fatto, sia rivista dalla Grand Chambre". Tra i rilievi evidenziati da Cardia il fatto che "la Corte con questo pronunciamento che vieta l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche ha contraddetto una giurisprudenza pluridecennale non di altri organi ma propria" e ha commesso anche "errori tecnico-giuridici" giungendo a una "sentenza espansiva che se confermata provocherebbe l'abolizione, davanti a una controversia, di tutti i simboli religiosi in altri paesi europei". Secondo l’esperto di diritto ecclesiastico, il cui operato in questo contesto è teso a difendere gli interessi del Governo italiano, "riguarda tutta Europa tant'è vero che a reagire in modo più deciso sono stati i paesi ortodossi, dalla Russia alla Grecia dove il patriarca voleva convocare un concilio generale. Per non pensare al fatto che gran parte dei paesi del Nord Europa esibiscono croci nei loro vessilli...". C'è, certo, l'esempio della Francia. "Se si toglie tutto come in Francia una coerenza c'è - spiega Cardia - ma non c'è se si toglie solo il crocifisso".

Durante la conferenza, il sottosegretario Letta ha annunciato le prossime scadenze dell’intricata questione legale: "il ricorso presentato dall'Italia verrà discusso il 30 giugno, mentre tra pochi giorni, il 30 aprile, presenteremo una memoria che illustrerà le nostre tesi". Se non dovessero subentrare improbabili rinvii, l’esito finale della sentita vicenda (su cui pesa non poco l’interessa a vincere da parte della Chiesa) è questione di poche settimane.