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Scuola, il Veneto fissa il tetto
del 35% per gli studenti stranieri

La giunta regionale del Veneto ha varato una serie di provvedimenti legati all’istruzione e al mondo della scuola, tra cui un tetto del 35% di studenti non comunitari nelle classi, un milione di euro a sostegno della conoscenza della lingua italiana; oltre a delle deroghe per la formazione delle classi nelle scuole di montagna, all’introduzione del criterio del merito per i buoni scuola, ai contributi regionali di 800 mila euro per il quinto anno della ’terza area dell’istruzione tecnica e professionale.

  da L'Arena.it, 3.8.2010

Venezia. La giunta regionale del Veneto ha varato una serie di provvedimenti legati all’istruzione e al mondo della scuola, tra cui un tetto del 35% di studenti non comunitari nelle classi, un milione di euro a sostegno della conoscenza della lingua italiana; oltre a delle deroghe per la formazione delle classi nelle scuole di montagna, all’introduzione del criterio del merito per i buoni scuola, ai contributi regionali di 800 mila euro per il quinto anno della ’terza area dell’istruzione tecnica e professionale.

«Quest’anno - ha detto l’assessore Elena Donazzan, illustrando i provvedimenti - parte la nuova riforma della scuola secondaria superiore con le ricadute conseguenti sui nuovi ordinamenti dell’istruzione professionale e tecnica che il Veneto aveva in qualche modo anticipato. Per quanto riguarda il cronoprogramma che riguarda le Provincie, ricordo che nel programma di governo del centro destra c’è il punto specifico della scuola veneta, dove abbiamo chiesto ulteriori competenze per la scuola veneta dall’organizzazione (docenti e del personale), all’inserimento del lavoro nel nostro territorio. Con questo provvedimento abbiamo dato alle Provincie uno strumento in più: i ’comitati di ambito" che andranno a definire i nuovi percorsi, gli accorpamenti delle scuole, i nuovi indirizzi, e vedranno per la prima volta la presenza delle organizzazioni sindacali, del mondo del lavoro e dell’economia».

Donazzan ha poi citato le deroghe nella formazione delle classi per la scuola di montagna «in modo da dare tutte le risposte necessarie in termini di copertura dei posti, anche alla luce dei tagli intervenuti. Il Veneto ha sempre sostenuto questa linea anche per le piccole isole (quindi le scuole di Venezia) e per parte del Polesine. Inoltre, e in questo il Veneto ha anticipato e dato il la anche al Ministero, abbiamo previsto - ha aggiunto - il 35% di tetto per la presenza di studenti non comunitari, uno strumento che favorisce l’integrazione, e che si lega a un’altra delibera che punta a sostenere la scuola veneta, prevedendo un milione di euro di finanziamenti per favorire l’alfabetizzazione nelle scuole attraverso una maggiore conoscenza della lingua italiana, cioè dello strumento principale per poter accedere a tutte le altre conoscenze».

Sul buono scuola, l’assessore Donazzan dopo aver ricordato che il consiglio regionale nell’ultima finanziaria aveva stanziato 5,1 milioni di euro, ha introdotto una novità sostanziale, approvata dal governo veneto: il criterio principale sarà quello del merito che si va ad accompagnare a quello del reddito. «In periodi di crisi economica - ha osservato Donazzan - le difficoltà per le famiglie si ampliano e la platea di richiesta dei buoni scuola se guardiamo al ’solò reddito diventa smisurata. Non abbiamo risorse smisurate a disposizione e pertanto la scelta forte e ponderata da noi fatta è di mantenere il criterio del reddito, che ha tra l’altro una soglia superiore a quello statale (lo Stato lo fissa in 10 mila euro la Regione Veneto dice 12 mila). Negli anni scorsi il contributo era di 100 euro per ciascun studente, ora sarà di 200 euro per le scuole primarie (sia paritarie sia statali, senza diversità, perchè le scuole sono tutte scuole), di 300 euro per le secondarie di primo grado, e 250 per le altre. Questo è un incentivo alla meritocrazia che si traduce in fatto anche per premiare lo sforzo di quei ragazzi che attraverso i buoni risultati scolastici vogliano aiutare la loro famiglia e che sono premiati dalla loro Regione».

Infine, Donazzan ha illustrato il provvedimento sulla cosiddetta ’terza areà, una novità voluta dal Veneto qualche anno fa che ha previsto una parte di percorsi professionalizzanti negli istituti professionali di stato. C’erano esperti esterni pagati in parte dallo Stato in parte dalla Regione; oggi - è stato detto - ciò non ha più senso perchè nella riforma questo è diventata sistema. Tuttavia, il Veneto continuerà a finanziare il quinto anno della ’terza areà con 800 mila risorse proprie e per il quarto anno la Giunta regionale farà ricorso al fondo sociale europeo.