IL CASO
L'Italia si divide in quinta elementare
L'Invalsi: a scuola i
bambini di Nord e Sud partono alla pari,
ma il divario cresce di anno in anno
Mario Baudino La Stampa,
11.8.2010
TORINO
La matematica? Da dimenticare. O meglio, sono proprio le conoscenze
matematiche quelle che più facilmente scompaiono, anche in tempi
brevissimi, si azzerano, svaniscono dalla testa dei ragazzi.
In quinta elementare la conoscevano abbastanza bene, per quel poco
che dovevano sapere, in prima media non ricordano più nulla. In
terza media avevano tutta una serie di conoscenza specifiche, al
primo anno delle superiori le hanno perse, e bisogna ricominciare da
capo. Non è colpa delle estati bollenti, ma di un meccanismo assai
complesso che da una parte riguarda sì l'insegnamento, ma dall'altra
la motivazione, il grado di fiducia nella scuola e in ciò che si
impara da parte degli alunni. È una vecchia storia nella tradizione
italiana, forse dovuta all'impronta data alla nostra cultura dalla
riforma Gentile, e spesso confermata dalle indagini
sull'apprendimento scolastico.
Una riprova è nel rapporto che pubblica oggi l'Invalsi. L'istituto
per la valutazione dei risultati scolastici ha condotto un test
sugli apprendimenti di italiano e matematica nelle classi seconda e
quinta elementare, e nella prima media. I risultati sono più o meno
quelli che ci si poteva attendere, perché ovviamente non si
discostano molto dai precedenti, e da indagini simili. Quel che
colpisce, però, è che italiano e matematica vanno a braccetto,
almeno per un po', e poi si lasciano, forse per sempre, come due
partner insoddisfatti. All'inizio, siamo tutti uguali: in seconda
elementare ci sono 61 risposte corrette su 100 per l'italiano, e
56,7 per la matematica; poi la forbice si allarga, e la differenza
diventa di cinque punti in quinta, di dieci in prima media. È
l'effetto-dimenticanza, lo stesso che in parte vale, nel campo
dell'italiano, per la grammatica.
Nei giorni scorsi si è letto il rapporto Invalsi sulla prova
nazionale effettuata nel quadro degli esami di terza media come la
certificazione di una Caporetto proprio della grammatica. In realtà,
al di là dei sensazionalismi, la bassa percentuale di risposte
esatte indica solo una conoscenza media piuttosto bassa. È evidente
che una risposta giusta su tre non significa che uno studente su tre
non conosce la grammatica. Lo stesso vale per la matematica. E se si
incrociano i dati regione per regione, si vede che la vera forbice
è, ancora una volta, tra Nord e Sud. Al Nord le cose vanno molto
meglio, e soprattutto i risultati sono più omogenei, mentre al Sud
c'è una forte diversità anche all'interno delle singole regioni. C'è
anche un caso curioso: la Puglia che è vicina alla media nazionale
in italiano, ma non in matematica. Patria di grandi oratori...
Per il resto, come c'era da attendersi, svettano Piemonte e
Lombardia, Trentino e Friuli Venezia Giulia, e il Veneto, che però
eccelle in italiano. In generale anche i distacchi in positivo dalla
media nazionale non sono particolarmente significativi per quanto
riguarda la matematica. La domanda s'impone: siamo noi che proprio
non la vogliamo studiare, o è la scuola che non riesce a
insegnarcela?
Se, come si è visto, nella seconda elementare ci sono regioni che
hanno addirittura un ritardo in italiano e un vantaggio in
matematica (sempre rispetto alla media nazionale), nella quinta sono
solo tre, in prima media zero. Il quadro che dipinge l'Invalsi non è
purtroppo molto promettente: fatta eccezione per Abruzzo e
Basilicata, alla fine tutte le regioni meridionali hanno risultati
significativamente più bassi della media nazionale. E nelle Isole va
anche peggio.
Il divario si amplia mano a mano che gli alunni procedono negli
studi e diventano grandicelli: le regioni settentrionali partono più
avvantaggiate (soprattutto per quanto riguarda l'italiano) e i
risultati tendono a migliorare nel corso degli anni; al contrario
quelle meridionali perdono progressivamente terreno sia in italiano
sia in matematica, dove peraltro già in seconda primaria sono sotto
di qualche punto. Si assiste così a quello che sembra un paradosso,
ma purtroppo non lo è: proprio nel momento piuttosto cruciale in cui
si lasciano le elementari per il nuovo ciclo di studi, le distanze
dalla media nazionale di italiano e matematica di una stessa regione
tendono a diventare molto più simili. Chi va bene, va sempre meglio,
chi va male peggiora irrimediabilmente. Non è che ciò avvenga solo
nella scuola: ma certo se avviene nella scuola, può spiegare
piuttosto bene come mai il fenomeno si verifichi in modo sempre più
evidente nell'intera società italiana, e in tutti campi, non solo in
quello del sapere.