scuola Cipollone (Invalsi): ecco cosa abbiamo scoperto grazie ai test sugli studenti di terza media intervista a Piero Cipollone il Sussidiario, 9.8.2010 È uscito il rapporto sintetico sui risultati della prova Invalsi di terza media, condotto sul campione statistico e pubblicato il 5agosto sul sito dell’Invalsi. Il rapporto dà una prima lettura su come vanno i nostri 14enni in italiano e matematica; i quesiti dei due test riguardavano per italiano un testo narrativo e uno espositivo, più alcune domande di grammatica, e per matematica Numeri, Spazio e figure, Relazioni e funzioni e Misura, dati e previsioni. Esso era particolarmente atteso perché quest’anno per la prima volta il test standardizzato contribuiva al risultato d’esame con un punteggio preciso e uguale per tutti. Mentre risulta ormai ben chiaro alla stragrande maggioranza dei protagonisti la presenza e lo scopo della prova, quello del punteggio è un passaggio abbastanza delicato, che il rapporto contribuisce a chiarire.
Il rapporto è positivo,
innanzitutto in riferimento all’attendibilità dei dati, alla
adeguatezza delle prove in genere e delle singole domande, su cui
vengono fornite informazioni dettagliate. Offre poi i primi dati
relativi alle percentuali di risposte corrette da parte degli
alunni, agli scostamenti delle varie regioni rispetto alla media
nazionale e degli stranieri rispetto agli italofoni, nonché alle
differenze di genere. Abbiamo chiesto al presidente dell’Invalsi,
Piero Cipollone, di commentare questi primi risultati.
Non si possono fare comparazioni da un
anno all’altro sul livello assoluto degli apprendimenti, perché le
prove non sono collegate dal punto di vista statistico. Si possono
invece fare dei confronti tra ogni singola scuola e il dato delle
scuole dello stesso territorio e con la regione in cui quella scuola
si colloca, e fra una scuola e l’Italia nel suo insieme: lo scopo è
avere delle misure comparabili che rompano l’autoreferenzialità dei
risultati. È su questo versante che si vedono i cambiamenti. Un
risultato importantissimo è che i comportamenti opportunistici (cioè
insegnanti che aiutano gli alunni) sono calati nettamente rispetto
al passato, il che è indice che le prove vengono prese sul serio.
Anche l’attendibilità dei dati quindi ne trae ulteriore vantaggio.
Rispetto alla media nazionale,
Calabria, Campania e Sicilia restano in basso, anche se la Campania
migliora in matematica; le Marche sono in avanzata e in matematica
sono oltre la media; Abruzzo e Puglia migliorano nettamente. Si
conferma poi quello che era stato suggerito da studi internazionali,
cioè che di per se stessa una valutazione esterna e centralizzata
costituisce un fattore di miglioramento del sistema. Cresce la
cultura della valutazione, si capisce che il successo dei ragazzi
dipende da una buona preparazione e non dai buoni voti, e per questo
serve un insegnamento efficace soprattutto dove ci sono le
criticità: sapere che gli studenti incontrano difficoltà in certi
campi fa sì che gli insegnanti si sforzino di approfondirli.
Per italiano, la grammatica per quanto
riguarda le domande più difficili, ma il vantaggio è che in questo
campo è la scuola che può molto, perché il risultato non dipende
dalle condizioni culturali della famiglia come per la comprensione.
In matematica soprattutto l’ambito dei Numeri e in minor misura la
geometria.
Una prova standardizzata, oltre a
essere unica per tutte le scuole, deve coprire tutte le fasce di
abilità, dallo studente debole di una scuola debole alle punte di
eccellenza a livello nazionale, e mettere tutti su una stessa scala:
per questo nei test esistono domande facili, medie e difficili,
perché bisogna pesare, come su una bilancia, quanto sanno fare
ragazzi di livello sia scarso, sia medio, sia eccellente. La prova
di profitto invece si colloca al livello medio di difficoltà
rispetto a una certa classe o scuola, quindi se i criteri per fare
le prove o per dare i voti cambiano da scuola a scuola non si
possono fare paragoni e sapere come stanno le cose. Per questo gli
insegnanti ritengono che la prova standardizzata sia “difficile”.
Il test funziona bene se non ci sono
domande così facili che rispondono tutti o così difficili che non
risponde nessuno, ma le domande si collocano all’interno di una
gamma varia: questo ai fini della misurazione. Per misurare bene gli
apprendimenti dei ragazzi molto bravi occorre avere anche delle
domande difficili. è probabile che il giudizio di prova difficile da
parte degli studenti e delle famiglie sia derivato dalla presenza di
queste domande. Poi c’è il problema del punteggio, attribuito al
test ai fini della promozione e del voto, che funziona se alle
domande facili si dà un punteggio alto e a quelle difficili uno
basso, per controbilanciare e non rendere il test penalizzante ai
fini del voto a causa delle domande molto difficili che devono
esserci per misurare bene tutti.
Il rapporto dice che il punteggio
degli studenti nella prova standardizzata è risultato in media
inferiore ai punteggi delle altre prove, ma che questo non dipende
dalla difficoltà del test, anzi le evidenze che abbiamo dicono che i
risultati sono coerenti con altre misure indipendenti dei livelli di
preparazione dei ragazzi. Per esempio, la quota delle insufficienze
nella prova nazionale è molto simile a quella dei ragazzi che nello
scrutinio di giugno del primo anno di scuola superiore non è
promosso o è rinviato allo scrutinio di settembre Nella stessa
direzione va il confronto con la quota dei ragazzi con livelli di
conoscenze insufficienti in italiano e matematica desumibile
dall’Indagine OCSE-PISA sui quindicenni o IEA-TIMSS per matematica e
scienze sugli studenti di terza media. Il dato più preoccupante è la differenza fra scuole che si registra al Sud, a parità di indirizzo, di programmi e di modi di accesso al lavoro degli insegnanti. Certe scuole del Sud sono ottime, certe sono pessime, dipende dal territorio e da molti fattori esterni alla scuola. La sfida è dare opportunità attraverso la scuola alle fasce più deboli, vincere la differenza fra scuole buone e scuole non buone, andare nella direzione della qualità e quindi dell’equità vera. |