Scuola, ressa per la cattedra
E ai precari non resta nulla

Code al Provveditorato, senza un posto anche molti prof di ruolo

di Paola Italiano La Stampa, 23.8.2010

Torino - Pronti a fare azioni di disturbo e a bloccare le nomine». A meno di un mese dall’inizio delle lezioni, la scuola superiore è sprofondata nel caos, con due giorni di code al Provveditorato di professori in attesa di una ricollocazione, dopo aver perso la cattedra per via dei tagli della riforma Gelmini. I Cobas della scuola annunciano una battaglia che inizierà il 26 agosto, data prevista per le nomine dei docenti precari. Per i quali rimarranno soltanto le briciole: qualche ora qui e qualche ora là, magari a decine di chilometri di distanza.

Secondo i sindacati di base sono 455 le cattedre di ruolo perse a Torino e provincia rispetto all’anno scorso: da 1.332 a 878. Un taglio che si ripercuote soprattutto tra i supplenti non di ruolo. Molti dei quali, a conti fatti, diranno forse addio alla professione. «Distribuiremo un vademecum "salvadocenti" - spiega Pino Iaria, dell'esecutivo regionale dei Cobas Scuola - per invitare alla solidarietà anche i docenti di ruolo: chiederemo loro di rinunciare, ad esempio, a fare più delle 18 ore settimanali imposte dal contratto. Chi arriva a farne 24 toglie posti e punti ad altri colleghi». Da settembre, poi, i Cobas lanciano la «campagna di non collaborazione»: a partire dal primo collegio docenti, bloccheranno progetti e attività aggiuntive e gite scolastiche.

Difficile dire se l’appello alla solidarietà verso i colleghi più «sfortunati» sortirà effetti. Gli stipendi non proprio d’oro della scuola pubblica, uniti alla certezza del proprio posto, potrebbero lasciare isolati i promotori della resistenza a oltranza. E se è vero che il recente sciopero degli scrutini ha bloccato le attività di molti collegi con le adesioni di tutti i docenti, non solo precari, è anche vero che lì si protestava contro i tagli di Tremonti, che colpivano trasversalmente le tasche di tutti, precari e no.

I tagli della Gelmini, invece, sono destinati a ripercuotersi soprattutto sui precari. E hanno prodotto ieri un caos «sudamericano» tra i professori in sovrannumero nei loro istituti, alla ricerca di un’altra cattedra altrove. Cattedra che, in molti casi, non c’era proprio. Cercare di sistemare tutti si è rivelato un puzzle delirante, complicato da burocrazia, graduatorie e un’ambiguità all’italiana nella compilazione dei moduli, con il conto dei punti in graduatoria fatto in modo diverso da istituto a istituto. Aggravato dalla situazione dei docenti di Lettere italiane e latine, colpiti in modo massiccio dai tagli. Le operazioni iniziate venerdì sono terminate solo ieri alle 17. Chi non ha trovato un posto, farà l’insegnante di sostegno. Patrizia Murro, in attesa dal giorno prima, cambia il pannolino al suo bambino: «Speravo di portarlo in piscina, ma mi sa che non ce la faremo». E nello stanzone grigio, tra decine di estenuati volti al neon, il piccolo Federico è l’unico che sorride.