Quanti professori di Maria Cristina Marcuzzo e Giulia Zacchia da La Voce.info, 18.8.2010 Giusto fissare criteri fondati sulla qualità e quantità delle pubblicazioni per la progressione nella carriera universitaria. Come ha fatto il Cun con l'indicazione dei requisiti minimi per ciascuna fascia di docenza: ricercatore, associato e ordinario. Ma una simulazione sui docenti oggi in ruolo mostra che solo una piccola percentuale soddisfa tutti e tre i requisiti richiesti. Anche perché restano troppo vaghe alcune definizioni e le misure di qualità accettate. Il rischio è quello di lasciare ancora troppo spazio alla discrezionalità. Il comitato d’area 13 del Consiglio universitario nazionale (Cun) ha individuato nel dicembre 2008"indicatori minimali di qualificazione scientifica” per l’accesso ai tre livelli della carriera universitaria: per gli ordinari, essere autore o coautore di almeno dieci pubblicazioni negli ultimi otto anni, di cui almeno quattro pubblicate in riviste di “grande rilievo scientifico” e di queste almeno due su riviste a “carattere internazionale”; per gli associati, essere autore o coautore di almeno sei pubblicazioni negli ultimi cinque anni, di cui almeno due pubblicate in riviste di “grande rilievo scientifico” e di queste almeno una su riviste a “carattere internazionale”; per i ricercatori, il vincolo temporale si riduce agli ultimi tre anni e il numero di pubblicazioni oscilla tra una (se si è conseguito il dottorato di ricerca negli ultimi tre anni), due (se si è conseguito il dottorato di ricerca da più di tre anni) e tre (se non si ha il titolo di dottore di ricerca).
CRITERI APPLICATI AI DOCENTI DI OGGI
L’assenza di una
definizione precisa di quali siano le riviste di
“grande rilievo scientifico” o di “carattere internazionale” su cui
è necessario pubblicare per accedere a ciascuna fascia di docenza
lascia ampi margini di arbitrarietà, che rischiano di vanificare
l’utilizzo di questi criteri e di reintrodurre la discrezionalità
che si vorrebbe ridurre al minimo nella valutazione delle
pubblicazioni. Anche in un nostro esercizio, applicato agli
economisti dell’area 13, è stato necessario definire
arbitrariamente, ma ci auguriamo con ragionevolezza, che cosa si
debba intendere con i termini impiegati dal Cun.
Tabella 1
Tabella 2
Tabella 3
Tabella 4
Tabella 5
Il nostro esercizio mostra che le asticelle da superare poste dal Cun sono molto al di sopra del livello medio della produzione degli economisti accademici: escludendo i ricercatori, solo una percentuale tra 18 e il 20 per cento (a seconda del ranking di riviste utilizzato) soddisfa tutti e tre i requisiti relativi al proprio grado. Solo il 27,4 per cento degli ordinari risulta avere dieci pubblicazioni censite in Econlit negli ultimi otto anni e, pur utilizzando un ampio criterio di inclusione per definire una rivista di “grande rilievo scientifico” e tre diversi ranking per attribuirle un “carattere internazionale”, solo il 18 per cento ha due pubblicazioni di “carattere internazionale” e dunque soddisferebbe tutti e tre i requisiti minimi per accedere alla propria fascia. Un dato migliore si ha per gli straordinari per i quali le percentuali salgono rispettivamente al 38,3 per cento nel soddisfare il primo requisito d’accesso e tra il 34 e il 38,3 per cento, a seconda del criterio di identificazione delle riviste “internazionali” adottato, per tutti e tre i requisiti. Per gli associati, la prima soglia nel proprio ruolo è superata dal 16,2 per cento dei confermati e dal 34,4 per cento dei non confermati, ma tutti e tre i requisiti del proprio grado accademico li soddisfa solo una percentuale tra il 13,6 e il 19,5 per cento, a seconda dei ranking utilizzati (cioè tra il 10 e il 14,4 per cento per i confermati e tra il 23 e il 32,8 per cento dei non confermati). Le percentuali si riducono ancora se consideriamo coloro che hanno i requisiti per diventare ordinario: si tratta solo di un gruppo compreso tra il 5,6 e il 9,3 per cento degli associati confermati e del 14,7 per cento dei non confermati. Nel caso dei ricercatori, la situazione è migliore: il 65,8 per cento soddisfa il criterio previsto per quella fascia; tuttavia, meno del 10 per cento ha le caratteristiche per diventare associato, e un gruppo piccolo ha anche “i numeri” per diventare ordinario. Si può obiettare che il nostro esercizio applica “i requisiti minimi” a chi è già all’interno di quella fascia di docenza, mentre il meccanismo può essere valutato solo dopo che le regole del gioco siano state annunciate e adottate nel percorso della carriera, ma non si può non tener conto che i criteriproposti risultano soddisfatti solo da una piccola percentuale degli economisti accademici italiani, con la sola eccezione forse dei ricercatori. L’obiettivo di fissare una soglia, definita in base alle qualità e quantità di pubblicazioni, per la progressione delle carriere, che veda dunque applicato il principio del merito per il superamento del concorso, è certamente ottimo. Una volta annunciate le regole del gioco nel percorso della carriera si verificherà verosimilmente un incremento della quantità e forse della “qualità” delle pubblicazioni per autore. È tuttavia indispensabile un chiarimento dei termini (riviste di “grande rilievo scientifico” e “carattere internazionale”) e delle misure di “qualità” accettate, altrimenti la soglia individuata dal Cun è solo un “auspicio” destinato a rimanere tale. Con il rischio, anzi, di vanificare proprio quello che si voleva ottenere.
(1) Si veda rispettivamente Kalaitzidakis, P., Mamuneas T.P. e T. Stengos (2003), “Rankings of Academic Journals and Institutions in Economics”, Journal of the European Economic Association, n. 1, pp. 1346–1366. Schneider, F. e H. W. Ursprung (2008), “The 2008 Gea Journal-Ranking for the Economics Profession”, German Economic Review, n. 9 (4), pp. 532-538. E infine Comité National de la Recherche Scientifique, Catégorisation des revues en Économie et en Gestion (2008). |