Scuola e società: di Maurizio Tiriticco, da ScuolaOggi 19.8.2010
Ritengo che il saggio
Società della conoscenza? Realtà e ideologie (in scuolaoggi.org)
costituisca una delle riflessioni più lucide e più argomentate che
Franco De Anna abbia scritto ultimamente. Ricercare i nessi che
corrono tra ciò che è la realtà della "nuova" Fiat, intesa come
avanzato paradigma di una futura contrattazione nel mondo del lavoro
(per certi versi con la miopia di Cisl e Uil, ma per altri con
l'inconcludenza della Fiom, a mio parere), e tutte le sviolinate
sulla società della conoscenza, sulla "svolta"delle competenze
(sviolinate di cui, sono anch'io una sorta di corifeo), e sulle
magnifiche sorti e progressive che queste dovrebbero garantire, mi
sembra che sia una operazione più che sacrosanta! Sono nessi
difficili da trovare e da ricercare e mi sembra che De Anna su
questa questione non solo abbia azzardato, e di molto, ma abbia
anche trovato interessanti coincidenze e contraddizioni. E, se la società della conoscenza è più una pia intenzione che una realtà, che dire della “svolta delle competenze” nei diversi sistemi di istruzione dei Paesi avanzati, e non solo nel nostro? D’altra parte, i conti, almeno sulla carta, sembrano tornare: la società della conoscenza richiede conoscenze generalizzate, diffuse, avanzate! Non più fini a se stesse, ma finalizzate! A che cosa? Alle competenze! Alle competenze di tutti e di ciascuno. Quindi non si tratta di ripetitivi e standardizzati “saper fare”, secondo una tradizione tayloristica, ma di competenze debitamente personalizzate. Com’è noto, i critici delle competenze sono molti e, d’altra parte, sono molti i loro sostenitori. Io stesso sono per la svolta delle competenze: pur sapendo che su questa tematica circola più aria fritta che un corredo di corrette informazioni e indicazioni operative. E tra i sostenitori c’è anche il Miur, anche se, nonostante il profluvio dei documenti con cui si avvia a settembre il riordino del secondo ciclo, ancora non riesce a dare indicazioni credibili e condivisibili, soprattutto da parte di un gran numero di insegnanti per i quali abbandonare la lezione per le attività laboratoriali sarà cosa molto dura!. E il Miur si appresta alla svolta delle competenze anche per il primo ciclo, stando almeno alle ultime notizie ufficiali al proposito. La storica svolta, quindi, non sarà cosa facile. In altre parole, stando all’ipotesi di De Anna, alla illusione della società della conoscenza fa pendant l’incertezza di una scuola delle competenze!Ma le cose stanno veramente così? In altre parole, il pessimismo di De Anna – almeno così mi sembra di avere rilevato – è veramente fondato? Non so e non ho gli strumenti di informazione né quelli personali di elaborazione per poterlo sostenere o contraddire! Lo dico io, che sulle competenze mi sono sprecato da tempo e mi spreco, convinto che la scuola non possa non fare la sua parte per rispondere ad esigenze assolutamente nuove che una società ricca di conoscenze, anche se non “della conoscenza”, esige ogni giorno di più. Ma sono anche convinto che la battaglia per “fondare” una scuola delle competenze non possa essere vinta solo nell’ambito dell’istruzione. Questa, infatti, non è una variabile indipendente, anche se non è detto, per il suo altissimo tasso di diffusione (innalzamento dell’obbligo in tutti i Paesi ad alto sviluppo, apprendere per tutta la vita, le sfide di Lisbona), che costituisca soltanto la sovrastruttura di cui i concreti rapporti economici costituirebbero la struttura portante. Tuttavia, le argomentazioni che De Anna, a mio avviso, dovrebbe riprendere e giustificare con maggiore ricchezza di approfondimenti ci riconducono a riflettere sui rapporti che corrono tra società e scuola, tra lavoro e istruzione, tra economia e competenze professionali, e di cittadinanza, anche, caratterizzanti e fondamentali per tutti i cittadini bianchi e di colore dell’Ue di oggi e di domani. Si tratta di un rapporto che alcuni decenni fa scoprimmo e approfondimmo sull’onda delle suggestioni di un Dewey e degli approfondimenti di un Bruner: e non fu un caso che negli anni Settanta giungemmo a quei Decreti delegati che avrebbero dovuto sancire e promuovere fecondi rapporti tra la scuola come istituzione e come spazio della e per la comunità.
Oggi le problematiche
sono molto diverse e trascendono il limite della territorialità, se
non della stessa nazionalità. Le spinte che si muovono versus e pro
la scuola sono complesse ed eterogenee. Non valgono le
semplificazioni ottimistiche di una scuola a “spazio aperto”, perché
le pressioni di uno spazio che si fa sempre più ampio e
contraddittorio sono sempre più forti. Le suggestioni di De Anna a
questo riguardo sono estremamente significative e ripropongono con
termini del tutto nuovi una tematica, quella dei rapporti tra
istruzione ed economia, tra competenze e lavoro tutta da
approfondire: ciò per evitare le facili banalizzazioni per cui
l’incremento di competenze sempre più avanzate incrementerebbe il
mercato del lavoro e…viceversa! |