La polemica

Vessillo di San Marco, la Palumbo
ai presidi: obbligo in tutte le scuole

Il caso sollevato dal governatore Zaia.
Ma i dirigenti replicano: «I problemi sono altri»

Ma.Bo. Il Corriere del Veneto, 10.8.2010

VENEZIA — Un leone di San Marco in ogni scuola. Domenica il governatore Luca Zaia aveva ammonito i presidi in vacanza: al rientro negli istituti gli studenti dovranno scorgere la bandiera del Veneto alta sui pennoni. La legge che lo impone c’è già, è un decreto del presidente della Repubblica, si tratta semmai di vincere l’indolenza di qualcuno. E allora la dirigente scolastica regionale, Carmela Palumbo, avverte: «Issare la bandiera della regione è un dovere al quale i presidi non possono sottrarsi. Zaia ha perfettamente ragione». I diretti interessati, però, cadono dalle nuvole («La scuola ha ben altri problemi») mentre l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan chiosa: «Giusto esporre la bandiera del Veneto, così come cantare l’Inno di Mameli. La forma in questi casi è sostanza, cominciamo col dare l’esempio qui in Regione». Il timore di Zaia, in particolare, è che alcuni presidi si rifiutino di affiancare la bandiera col leone di San Marco a quella italiana e a quella dell’Unione Europea per una sorta di ostracismo nei confronti della Lega, perché riterrebbero il gonfalone regionale un «simbolo politico» riconducibile in qualche modo al Carroccio.

Lo tranquillizza Edoardo Adorno, presidente dell’associazione presidi veneti: «Non è in atto alcuna battaglia politica, nessuno vuole fare sgambetti a questo o quel partito. Nella mia lunga esperienza non mi è mai capitato di vedere una scuola priva della bandiera della regione, dunque se il problema non c’è non mi sembra il caso di lasciarsi andare a minacce e ricatti». Adorno dice di capire «la battaglia identitaria di Zaia» ma lo invita a spostare il suo mirino: «Se qualcosa manca, nelle scuole così come in molti altri uffici pubblici, quella è la foto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Per avere l’immagine ufficiale bisogna avviare una pratica burocratica lunga, faticosa e dispendiosa, così che alla fine molti rinunciano. La Regione potrebbe attivarsi per darci una mano a riempire quel vuoto sul muro». Per Domenico Ticozzi, preside dell’Itis Zuccante di Mestre già coordinatore degli istituti tecnici veneti, «la battaglia sulla bandiera è solo una grande perdita di tempo. Io l’ho vista sventolare quasi sempre - ribadisce - e dove non c’era non era certo per un qualche intento oscurantista, semmai perché mancavano i soldi per comprarla. Un conto è infatti la discussione politica, che è giusto che ci sia anche a scuola, visto che è un luogo di crescita, ed un conto è una legge, che come tale se c’è, va applicata, senza arrovellarsi in discussioni inutili».

Che poi è quel che dice anche il direttore regionale Carmela Palumbo, che invita i presidi ad avere «più cura e più attenzione per i simboli» e ricorda: «Io stessa quando visito alcuni istituti e non vedo la bandiera del Veneto o la vedo sì, ma sbrindellata, ne chiedo conto al dirigente e ordino che sia immediatamente innalzata oppure sostituita». Il mistero, però, rimane: la bandiera c’è (come dicono i presidi) oppure non c’è (come dice Zaia citando i molti cittadini che se ne sarebbero lamentati con lui)? «Non vorrei si trattasse di un equivoco - avverte la Palumbo - le tre bandiere vengono esposte nelle sedi amministrative centrali non in quelle distaccate. In Veneto abbiamo molti istituti comprensivi, è possibile che nei plessi periferici le bandiere non ci siano. Ma dove devono esserci per legge, ci sono». Nessuno si scoraggi, comunque, presto potrebbero arrivare presto anche ai confini dell’impero. Almeno a sentire l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan: «In vista delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia chiederò che vengano acquistati tricolori e vessilli regionali per tutte le scuole del Veneto. In molti casi la forma è sostanza ed a questa devono conformarsi tutti, a prescindere dalle simpatie politiche personali. Le regole non si possono strattonare, dunque va esposta la bandiera del Veneto così come vanno esposte quella italiana e quella dell’Unione Europea, ed allo stesso modo si deve cantare l’Inno di Mameli quando questo è imposto dal cerimoniale. E’ un richiamo che rivolgo per primi a noi stessi, in Regione, dove sull’argomento, qualche volta, vedo un po’ troppa superficialità».