Calo di posti al Sud.
Non è solo questione di tagli

da Tuttoscuola, 31.8.2010

Da diverso tempo le regioni meridionali e insulari perdono posti. I tagli di organico più significativi sono arrivati con le norme finanziarie del Governo Prodi e proseguite poi, con maggiore intensità, dal Governo Berlusconi.

Sarebbe, però, sbagliato attribuire quel decremento di organici soltanto agli interventi legislativi (cosiddetti di razionalizzazione), perché quelle aree sono state anche interessate da molto tempo da una emorragia vera e propria di popolazione scolastica, non compensata (se non in termini minimali) da integrazione di alunni stranieri.

Calo di alunni, come si sa, vuole dire decremento di classi e, quindi, diminuzione di docenti (anche se l'Amministrazione scolastica in quei territori c'è andata con la mano leggera senza mettere in atto interventi automatici).

Ma di quanto è stato questo calo?

Dai dati pubblicati dal Miur nelle varie sintesi annuali che riportano per ogni provincia, regione o area geografica la situazione reale di fatto della scuola statale, risulta che le regioni del Sud negli ultimi dodici anni - con andamento costante - hanno perso complessivamente circa 200mila alunni (la Campania 68mila, la Calabria 55mila); quelle delle Isole 94mila (la Sicilia 48mila, la Sardegna 46mila).

I settori più colpiti dal vistoso calo di alunni sono stati la scuola primaria e la scuola secondaria di I grado. Il che significa che ancora per diversi anni nelle classi successive e nella secondaria superiore quell'onda di magra si farà sentire pesantemente, incidendo sugli organici in termini di decremento senza interventi esterni di razionalizzazione.

Nella sola scuola primaria dal 98/99 al 2009/10 nelle regioni del Sud il calo (costante) di alunni è stato complessivamente di 125mila unità (quasi 50mila in Campania); nelle regioni insulari è stato di quasi 66mila unità (di cui 50mila nella sola Sicilia).

Nella scuola secondaria di I grado, nel medesimo periodo) nelle regioni del Sud il calo di alunni (con andamento costante) è stato complessivamente di circa 80mila unità (quasi 32mila in Campania); nelle regioni insulari è stato di oltre 42mila unità (di cui più di 26mila in Sicilia).

È evidente che, se non vi fosse stato concomitante il calo del numero di alunni, il taglio sarebbe stato meno pesante, ma pensare che le variazioni demografiche negative non pesino sui risultati finali significa non valutare la situazione di contesto in atto con le sue rilevanti incidenze sociali e organizzative.