Diritto di cronaca
Bocciato? No, mancano i prof
La decisione del Tar del
Lazio annulla la bocciatura di uno studente
perché durante gli scrutini due docenti erano assenti
di Flavia Amabile
La Stampa,
27.8.2010
Esiste un nuovo modo
per evitare una bocciatura: controllare se al momento della
decisione finale erano presenti tutti i professori. Se ne mancavano
uno o due, gli studenti hanno buone speranze di veder annullata la
decisione. Lo ha stabilito il Tar del Lazio che, con la sentenza
31634 del 25 agosto 2010, ha accolto il ricorso del padre di un
alunno del liceo classico, non ammesso al quinto ginnasio.
Per i giudici amministrativi
la bocciatura di uno studente è illegittima e può
essere annullata se uno o più professori non hanno partecipato agli
scrutini. Il genitore dello studente - spiega il sito Cassazione.net
- aveva impugnato la decisione dei professori, in quanto risultava
che, durante gli scrutini di fine anno, il professore di spagnolo e
quello di informatica non avevano partecipato al Consiglio di
classe.
I giudici romani gli hanno dato ragione
e hanno annullato la bocciatura del ragazzo, dal momento
che «il Consiglio di classe, nell’attività valutativa degli alunni
opera come un Collegio perfetto e come tale deve operare con la
partecipazione di tutti i suoi componenti, essendo richiesto il
quorum integrale nei collegi con funzioni giudicatrici, nel caso in
cui un docente sia impedito a partecipare per motivi giustificati il
Dirigente scolastico deve affidare l’incarico di sostituirlo ad un
altro docente della stessa materia in servizio presso la stessa
scuola».
Per capirne qualcosa di più ho sentito il presidente
dell'Associazione Nazionale Presidi
e il presidente del Coordinameto Genitori Democratici
Angela Nava, presidente del Cgd,
il Coordinamento genitori democratici ha una sola speranza, che la
sentenza del Tar serva da lezione alle scuole.
Qual è l’errore delle scuole?
«Il problema è che a dare giustizia agli studenti oggi sono solo i
Tar e solo su vizi formali. Va bene, perché serve a dare pubblicità
e a far conoscere quali sono i diritti da difendere. Ma è chiaro che
ci sono persone che hanno disponibilità economiche per permettersi
il costo di un ricorso e di difendere i diritti dei loro figli, ma
per gli altri?»
Che cosa devono subire?
«Le scuole sono troppo lontane, non hanno capito che quello della
valutazione è un atto importante che richiede trasparenza,
informazione, coinvolgimento di studenti e genitori. Altrimenti il
giudizio viene poi percepito come un’ingiustizia ed infatti si crea
una mole impressionante di ricorsi».
Giorgio Rembado,
presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, non è d’accordo con
i giudici amministrativi del Lazio. «Nel caso degli scrutini finali
La logica del Tar è diversa da quella delle scuole e questo è un
esempio evidente di questo divario».
In entrambi i
casi si tratta di giudicare gli alunni e il loro anno scolastico.
«I giudici seguono una logica di tipo formalistico che non
appartiene alle scuole. In questo caso si è inteso il giudizio
collegiale per gli scrutini come se vi fosse l’obbligo di presenza
di tutti i docenti»
Non è così?
«Può accadere che un professore manchi ma ogni professore arriva a
fine anno con tabelle, schemi, appunti, sono le sue valutazioni
sull’intero anno scolastico, alunno per alunno. Può capitare che
vengano consegnate ad un altro prof durante lo scrutinio finale
senza che questo alteri il giudizio finale».