«Ci sono dirigenti e docenti che non applicano la riforma»
La Gelmini: via dalla scuola L’intervista Il ministro: dal prossimo anno solo il 30% di immigrati per classe di Lorenzo Salvia Il Corriere della Sera, 14.9.2009
ROMA — «Ci sono alcuni dirigenti scolastici e insegnanti, una
minoranza, che disattendono l’attuazione delle riforme». In che
senso disattendono? «Ad esempio vogliono mantenere il modulo anche
se il modulo è stato abolito con il passaggio al maestro unico
prevalente». Alcuni docenti, come sa, non condividono la riforma.
«Criticare è legittimo ma comportarsi così significa far politica a
scuola e questo non è corretto. Se un insegnante vuol far politica
deve uscire dalla scuola e farsi eleggere. Quella è la sede per le
sue battaglie, non la cattedra ». Comincia l’anno scolastico, il
ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini ha appena
fatto gli auguri («in bocca al lupo») agli 8 milioni di studenti che
da oggi torneranno in classe. Ma, con la protesta dei precari e la
manifestazione annunciata dal Pd, questo primo giorno di scuola
sembra portare con sé nuove tensioni.
«È vero, è un ruolo complicato ma non mi sento un ministro
particolarmente contestato. Tempo fa, ricordo, ne parlai con il mio
predecessore Luigi Berlinguer».
«Con un certo senso dell’umorismo mi disse che ero molto fortunata
perché il vero inferno l’aveva vissuto lui, criticato anche dalla
sua stessa maggioranza».
«Rispetto chi contesta ma sono convinta che si tratti di un numero
molto limitato di persone».
«Limitato rispetto ai tanti genitori e studenti che non si vogliono
più accontentare di una scuola mediocre. E che non vogliono sentir
parlare solo di organici e di curriculum ma di scuola come luogo di
educazione, di un servizio che dovrebbe stare a cuore a tutti. Come
gli ospedali».
«No. Nella mia prima audizione in Parlamento avevo auspicato che tutte
le riforme venissero affrontate con uno spirito bipartisan. Dopo un
anno, dalla sinistra non ho sentito proposte ma solo invettive
contro il governo: se necessario, quindi, andremo avanti da soli. Su
questo punto sono delusa dal mio predecessore, Giuseppe Fioroni ».
«Sì, perché sono decisioni che condivido. Ma credo che ormai Fioroni
debba scegliere se fare il responsabile istruzione del Pd, e quindi
lavorare per il bene della scuola italiana, oppure fare politica
punto e basta. Nessuna sorpresa se lui gioca una partita in vista
del congresso del suo partito ma non usi la scuola come strumento
della contesa tra Franceschini e Bersani. La scuola non può essere
il luogo della protesta della sinistra e della Cgil».
«La protesta esprime un disagio reale che va rispettato. Ma la
sinistra preferisce salire sui tetti per esprimere la solidarietà ai
professori e cavalcare il disagio sociale senza assumersi
responsabilità per il passato».
Sono responsabilità che vengono da lontano. Per anni, complici i
sindacati, si è data la sensazione che ci fosse spazio per tutti
quelli che volevano fare gli insegnanti, per poi lasciarli in
graduatoria anni ed anni. Sono state vendute illusioni che si sono
trasformate in cocenti disillusioni».
«No, certo. Credo che nei prossimi cinque anni, grazie ai
prepensionamenti, la gran parte di questi precari verrà assorbita
negli organici. Ma è fondamentale impedire che nel frattempo si
allunghi di nuovo la coda. Per questo abbiamo chiuso le sis, le
scuole di specializzazione per l’insegnamento, e introdotto il
numero programmato ».
«Dal Colle non ci è arrivata nessuna comunicazione ufficiale. Se
arriverà la rispetteremo anche se resto convinta della nostra
scelta. In ogni caso sarebbe uno slittamento di pochi giorni ».
«No, rischiamo di creare delle classi ghetto. Dall’anno prossimo ci
sarà un limite del 30 per cento. Volevamo introdurlo già quest’anno
ma non c’erano i tempi tecnici per procedere ».
«È vero che ci sono delle difficoltà applicative. Ma, compatibilmente
con gli organici, è una strada percorribile già quest’anno. È stata
chiesta dal 15 per cento delle famiglie».
«Tra ottobre e novembre partirà l’esame in Parlamento, spero che il
prossimo anno sia operativa». «Per medicina c’era solo un errore sul sito internet, l’abbiamo corretto e il quesito sarà conteggiato. Mentre per architettura stiamo valutando se non tener conto di una domanda che forse non era chiara. In futuro i test non saranno più gestiti dalle singole università ma nazionali, per ogni facoltà. Così sarà possibile indirizzare ogni ragazzo verso la facoltà più adatta al suo talento ed al suo merito». |