Ocse: l’Italia spende troppo poco da Tuttoscuola, 1 settembre 2009 La prima ricerca comparativa dell'OCSE sul benessere dei bambini (Doing Better for Children), appena pubblicata a Parigi, mostra che la spesa del nostro Paese per i giovani da 0 a 18 anni si situa molto vicino alla media globale dell'OCSE, ma che il deficit è tuttavia grande quando si osservi il dato sulla spesa per i bambini più piccoli, dove l'Italia spende l'80% della media OCSE, e la metà di quanto viene speso nelle fasce di età più alte (12-17 anni). Nonostante questi dati sulla spesa media complessiva, i bambini italiani hanno rendimenti peggiori dei loro coetanei di altri paesi in molte aeree di rilievo per la misura del benessere. Il reddito familiare medio è relativamente basso secondo gli standard dell'OCSE, e i tassi di povertà infantile sono relativamente elevati. Il tasso di povertà infantile in Italia é infatti del 15,5%, a fronte di una media OCSE del 12,4%. Nonostante i bassi tassi di fecondità in Italia, poco meno di un bambino italiano su due vive in famiglie "sovraffollate" (48%) rispetto a meno di uno su tre in generale nell'OCSE (30%). Allo stesso modo, un bambino su tre vive in cattive condizioni ambientali locali rispetto a un bambino su quattro in media nei paesi dell'OCSE. Anche i risultati scolastici dei bambini italiani sono molto scarsi (in questo caso vengono utilizzati i dati di Pisa 2006, che riguardano i quindicenni). L'Italia ha il quarto peggiore rendimento scolastico medio, e il secondo più grande divario tra gli studenti con buoni e cattivi risultati, dopo il Messico. A quanto pare, inoltre, i bambini italiani non si "divertono" a scuola: solo il 13% dei bambini italiani trovano la scuola divertente, la seconda cifra più bassa tra i paesi dell'OCSE, meno della metà della media OCSE (27%). Soprattutto (ma i dati riguardano il 2003) l'Italia spende molto meno della media OCSE per i bambini più piccoli. Questo è grave, si osserva nella scheda di sintesi dedicata all'Italia, perché una spesa maggiore per i bambini piccoli (0-5 anni) sarebbe verosimilmente in grado di generare cambiamenti positivi e, anzi, sarebbe più equa per i bambini più svantaggiati. Il co-autore del rapporto dell'OCSE Simon Chapple conclude che "l'Italia ha bisogno di nuovi investimenti diretti sui bambini più piccoli, specialemente qualora questi permettano di fare la differenza a lungo termine e nelle aree in cui la spesa corrente è bassa. Per i bambini più grandi, occorre concentrarsi su ‘Rendere tanto i risultati scolastici migliori che l'istruzione più equa' in modo che i bambini di tutte le classi sociali possano lasciare la scuola con migliori qualifiche e dunque migliori prospettive di lavoro." |