La crisi spinge gli immigrati a tornare
a casa: a scuola meno bimbi stranieri

di Corrado Giustiniani, Il Messaggero 18.9.2009

ROMA (18 settembre) - Migliaia di famiglie straniere, romene soprattutto ma anche albanesi e nordafricane, hanno deciso di tornare nel loro paese d’origine, spinte dalla crisi economica. E la pressione dei nuovi alunni di nazionalità non italiana si è improvvisamente allentata. E’ quanto rivela un dato del ministero dell’Istruzione, fino ad oggi tenuto sotto chiave, finalmente filtrato all’esterno attraverso un sito internet. Si riferisce agli stranieri iscritti nelle classi italiane nell’ultimo anno scolastico, il 2008-2009: erano 629 mila. Aumentati certamente rispetto all’anno precedente, ma “solo” di 54 mila 800 unità.

Nel quinquennio 2003-2008, invece, l’incremento degli alunni stranieri ha viaggiato ad una media annua superiore alle 72 mila unità. L’allegro ciclone multietnico ha avuto il suo picco nell’anno scolastico 2004-2005, con circa 79 mila studenti di altra nazionalità in più, come ricorda il sito tuttoscuola.com. Nel 2007-2008, l’ultimo dato fino ad oggi disponibile, gli stranieri avevano raggiunto 574 mila unità.

Le previsioni sono di un ulteriore rallentamento, visto che siamo tuttora in piena crisi di posti di lavoro. Ma la fotografia del nuovo anno sarà scattata, come di consueto, a dicembre-gennaio. Opportunamente, perché non è affatto raro il caso di alunni stranieri che, dovendo seguire i loro genitori, vengono iscritti ad anno già iniziato. E’ anche probabile che il nuovo clima politico e sociale che si vive nel paese, sfavorevole agli immigrati, sia una concausa della voglia di andar via.

Sintomi della frenata si erano avuti nelle scorse settimane. Un caso su tutti, quello dell’Istituto professionale di Stato di Castelfranco Veneto, in pieno Nord Est e in una zona tradizionalmente di forte immigrazione. Al momento delle preiscrizioni, l’estate scorsa, il preside aveva previsto 12 classi. Ma successivamente ne ha dovute eliminare due.

Secondo il ministero dell’Educazione romena, sono già 6 mila i bambini che studiavano all’estero e che adesso sono stati re-immatricolati nelle scuole della Romania, perché i loro genitori hanno perso il lavoro. Vivevano in Italia, ma anche in Spagna. I siti web diffondono le nuove richieste di iscrizione: 97 a Brachov, 150 a Costanza e così via.

C’è un problema, però: la crisi economica morde anche in Romania, passata da un ritmo di aumento del Prodotto lordo dell’8 per cento all’attuale crescita zero, con una previsione di 1 milione di disoccupati a fine anno. E ce n’è un altro: «I bambini piccoli, quelli di 7-8 anni, nati e vissuti in Italia, conoscono poco il romeno - afferma Luminita Gugianu, che insegna in alcune scuole di Roma lingua, cultura e civiltà romena ad alunni romeni dai 6 ai 16 anni - A casa sentono un romeno regionale, lo capiscono e lo parlano, ma non sanno scriverlo. Bisogna perciò ri-alfabetizzarli».

Luminita, membra dell’Associazione Italia-Romania Futuro insieme, è una delle 25 insegnanti impegnate nelle scuole italiane in un progetto, finanziato dal governo romeno, per impedire che i bambini un giorno si sentano stranieri anche in Romania. «Va meglio, invece, con i ragazzi più grandi, che hanno già concluso un ciclo scolastico prima di arrivare in Italia» continua la professoressa, che parla tutti giorni con i genitori e assicura: «Nella testa dei romeni è scoccata l’ora del ritorno in patria. Se molte famiglie non traducono ancora il progetto in pratica, è proprio per la crisi che affligge il nostro paese».