inchiesta - Gli effetti dei tagli alla scuola

In 32 stipati in aula
Ecco come vivono i nostri studenti

Maria Teresa Martinengo, La Stampa  16.9.2009

torino
Tra gli effetti dei tagli alla scuola - circa 1250 insegnanti in provincia di Torino - c’è l’incremento di studenti per classe. L’allarme sicurezza lanciato dalla Provincia (che ha la responsabilità dell’edilizia scolastica delle superiori) si confronterà domani con le testimonianze dei dirigenti scolastici che si riuniranno con il presidente Antonio Saitta e l’assessore all’Istruzione Umberto D’Ottavio nell’aula magna dell’Itis Avogadro.

Ma perché e come si viva in una mega-classe over 30 lo raccontano proprio il preside dell’Itis di corso San Maurizio, Alfonso Lupo, i docenti e gli allievi. Intanto, perché? «È successo - racconta l’ingegner Lupo - che ci siano stati più bocciati a settembre, nelle due terze liceo scientifico-tecnologico, rispetto alle previsioni. Così, un numero già alto è lievitato a 33. Uno studente ora ha deciso di frequentare il serale». Di dividere gli studenti non se ne parla. Il numero minimo di allievi per classe è 25.

Ma ci sono anche altre ragioni, non collegate ai tagli, per formare maxi-scolaresche. «Al liceo linguistico - racconta la preside del Gioberti, Anna Boggio - le famiglie hanno preferito una classe da 33 nella sede centrale, invece di una da 22 in succursale». Al Gioberti problemi di sicurezza non ce ne sono. «L’edificio è ottocentesco, molte aule sono ampie, i soffitti alti: abbiamo fatto i conti, i metri quadrati ci sono».

Lo stesso all’Avogadro. I ragazzi di III A e III B sono alloggiati al quarto piano in aule enormi. Per quest’anno le cose funzionano, ma se le classi-mostro dovessero moltiplicarsi i problemi non mancherebbero. «Con numeri così alti ci dobbiamo destreggiare tra vincoli normativi, sicurezza, problemi di didattica», dice il preside Lupo. Di didattica parla Laura Panaro, docente di Fisica, aria sportiva e tempra d’acciaio: «Le ore sono poche e gli allievi tanti, così faccio domande brevi e test scritti, per dare a tutti almeno tre voti». «Ma le occasioni di recupero non sono numerose...», lamenta lo studente Federico Farese. «Nei laboratori, grazie alla presenza dell’insegnante tecnico-pratico - aggiunge Laura Panaro - e dell’assistente tecnico, figure che il ministro Gelmini vorrebbe in parte abolire, possiamo dare un lavoro a tutti anche se, per valutarlo, di volta in volta concentriamo l’attenzione su un gruppo. E bisogna essere molto cauti: nel biennio i ragazzi maneggiano composti chimici». La disciplina è l’altro punto dolente. «Una classe di 32 è ben diversa da una di 20 o 25, va gestita in modo “più attivo”.

In 32 basta una parola a testa. Chi è in fondo si distrae con facilità». Michele Rapillo, di III B: «Fare una domanda diventa un’impresa. Le materie più pesanti sono quelle scientifiche: se perdi una spiegazione sei nei guai, di tempo non ce n’è molto». Rimedi? «Usare meno la lavagna tradizionale, stare di fronte ai ragazzi con power point e lavagne interattive». Una cosa è certa. Che nelle maxi-classi il preside Lupo non manderà un timido professorino alle prime armi.