Alunni stranieri.
Servono le quote, ma non solo...

da Tuttoscuola, 11 settembre 2009

In un articolo che appare sul Corriere della Sera di oggi Isabella Bossi Fedrigotti torna sulla questione delle scuole dove non ci sono quasi più alunni italiani riproponendo la soluzione delle quote (30, ma si potrebbe arrivare anche anche al 40%), già oggetto di un ordine del giorno approvato dalla Camera nello scorso mese di maggio.

Dopo aver escluso il ritorno ai "bacini di utenza", che obbligavano gli alunni a iscriversi nelle scuole di zona, visto che ci sono ormai aree l'Italia a dominante presenza di stranieri, l'articolista scrive che "non resta che il ragionevolissimo anche se assai più laborioso sistema delle quote, in base al quale inserire nelle classi un numero di stranieri compatibile con i normali livelli di istruzione, di modo da non indurre alla fuga gli alunni italiani".

Ma bisogna fare presto, altrimenti le scuole per soli stranieri non potranno che moltiplicarsi. Se sarà scelta la soluzione delle quote "fondamentale sarebbe però anche preparare gli insegnanti al compito ben più difficile che ormai li aspetta in numerosi istituti, sostenendoli con corsi di aggiornamento mirato, affiancandoli con personale per il doposcuola, non lasciandoli soli sulla breccia; magari, se fosse possibile, pagandoli anche di più rispetto ai colleghi impegnati in realtà un po' più normali e più conosciute".

Parole di buon senso, alle quali si può aggiungere che occorrerebbe non considerare "stranieri", almeno agli effetti scolastici, gli alunni di seconda generazione, nati in Italia, e per i quali non si pongono in genere problemi di lingua. E' preoccupante peraltro che negli anni scorsi non si sia trovato il modo di far rispettare quanto stabilito dal DPR n. 394 del 1999, che prevede che il numero dei bambini stranieri in una classe non possa essere "predominante".