Quel minuto di silenzio nelle scuole

da TuttoscuolaNews N. 408, 21 settembre 2009

Le testimonianze a caldo delle famiglie e dei colleghi dei sei militari italiani periti nell’attentato di Kabul, così piene di contenuto dolore e di fierezza, rappresentano in questi giorni una vera e propria lezione pubblica di educazione civica, amplificata dalla potenza comunicativa della televisione e degli altri media.

Dopo le prove di compostezza e di serena dignità offerte dalla popolazione abruzzese in occasione del terremoto (proprio oggi riaprono le scuole dell’Aquila) si è avuta così un’ulteriore dimostrazione dell’esistenza di un’Italia moralmente più forte e matura di quanto lascerebbero intendere le tante cronache quotidiane su tutto ciò che in Italia non funziona, anche a causa di un supposta (e spesso indubitabile) propensione del nostro popolo al guicciardiniano culto del “particulare”.

Bene ha fatto dunque il ministro Gelmini ad inviare a tutte le scuole una nota con la quale si invitano dirigenti, docenti, studenti e personale scolastico a “onorare e ricordare i militari caduti (...) nella missione di pace”, e “a promuovere nelle scuole occasioni di riflessioni e di solidale partecipazione, osservando alle ore 12,00 di lunedì, in concomitanza con i funerali solenni, un minuto di silenzio”. Il ministro ha anche disposto che in tale circostanza le bandiere nelle scuole vengano esposte a mezz’asta, in segno di lutto.

E’ troppo sperare che in quel minuto di silenzio possano maturare le condizioni psicologiche e ideali per avviare la riscoperta, da parte delle nuove generazioni di studenti, dell’unità del Paese attorno a valori quali il senso del dovere, il coraggio, la lealtà verso lo Stato e le istituzioni? Non è proprio la carenza di questi valori che induce molti osservatori a parlare di un’identità italiana debole?