Riforma primo ciclo: di Reginaldo Palermo La Tecnica della Scuola, 3.9.2009 Ma il testo non è ancora ufficiale. Luci e ombre nel parere espresso dal Cnpi che contesta la definizione della scuola secondaria ("una deriva silenziosa da contrastare") ma apprezza la decisione di considerare non prescrittivi gli assetti organizzativi. L’atto di indirizzo del Ministro sul primo ciclo di istruzione è ormai pronto e potrebbe arrivare nelle scuole già in questo fine settimana. Ma su alcune questioni il documento ha già raccolto critiche pesanti da parte del Cnpi che proprio nella giornata del 2 settembre ha espresso il proprio parere. Il paragrafo che più di altri ha sollevato critiche e perplessità è quello dedicato alla scuola secondaria di primo grado e intitolato “Una deriva silenziosa da contrastare”. E una simile definizione di questo segmento del nostro sistema scolastico non piace proprio per niente al Cnpi che contesta anche l’eccessivo peso che nel documento viene assegnato all’insegnamento di discipline “fondanti” (italiano, inglese, matematica e scienze), “ingenerando così il dubbio che le altre discipline possano essere percepite come complementari”.
Oltre al capitolo
dedicato alla secondaria di primo grado, l’atto di indirizzo
comprende una lunga premessa in cui si sottolineano la funzione
dell’autonomia della scuola ed i criteri generali ai quali si deve
ispirare l’azione educativa della scuola del primo ciclo. Va rilevato che a proposito di questo ordine di scuola, la direttiva non fa alcun cenno alla questione delle compresenze e questo aspetto determinerà certamente qualche incertezza, dal momento che invece l’articolo 4 del Dpr 89/09 (il Regolamento sul primo ciclo) prevede espressamente che la cancellazione della compresenza in tutti i modelli orari della primaria (24, 27, 30 e 40 ore). Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia si ribadisce che d’ora innanzi potranno iscriversi anche i bambini che non hanno ancora compiuto tre anni. In proposito il Cnpi segnala che sarebbe stato necessario esplicitare “i criteri e le opportunità dell’indispensabile intervento da parte delle Autonomie Locali sia nell’attrezzare spazi educativi dedicati, sia nel fornire supporti di educatori e di personale per una risposta a situazioni di maggiore complessità”. Non mancano però gli apprezzamenti. Come per esempio quello relativo alla decisione del Ministro di ritenere il modello organizzativo delle “40 ore settimanali” nella scuola dell’infanzia quello di riferimento perché “quello a più alto rendimento pedagogico-didattico”.
O come la
decisione di considerare non prescrittivi gli assetti
didattico-organizzativi. |