Dal Quirinale il monito di Napolitano: di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 24.9.2009 Sentito discorso del Capo dello Stato durante la cerimonia per l'inaugurazione dell'anno scolastico svolta il 24 settembre: il ritardo dei nostri studenti non giustifica un’istruzione riservata a pochi. Poi il Presidente cita Obama: non seguite la tv, il vero successo è duro da raggiungere. Gelmini invece cita la Cei (serve un'alleanza per l'educazione che veda partecipi tutti) e si ispira a libertà e rigore: studenti titolari di diritti, ma anche di doveri. È stato senza dubbio il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, l’artefice della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno scolastico svolta il 24 settembre nel cortile d'onore del Quirinale davanti a 2.500 studenti e alcune delle più alte cariche istituzionali: il presidente della Camera Gianfranco Fini, il sottosegretario Gianni Letta, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e anche i ministri Angelino Alfano e Altiero Matteoli. L'evento è stato condotto da Fabrizio Frizzi che ha presentato tra gli ospiti, il cantante Marco Carta, che si è anche esibito, le campionesse olimpioniche Federica Pellegrini, Gessica Rossi e Yosepha Idem. Il presidente della Repubblica, dopo aver reso omaggio ai sei parà uccisi a Kabul, commuovendosi anche visibilmente, ha inviato una chiaro messaggio ai presenti e agli italiani che assistevano alla manifestazione in diretta tv: la scuola in Italia deve sicuramente migliorare, perché “quando confrontiamo le competenze acquisite a scuola dai ragazzi italiani con quelle dei coetanei dei Paesi ad analogo livello di sviluppo in Europa e in Asia – ha detto Napolitano - constatiamo nostre gravi carenze. Sappiamo da tempo che in questo campo c'è soprattutto da sanare un grave squilibrio tra Nord e Sud. Serve un'istruzione migliore, un'istruzione che valorizzi anche la matematica e le materie scientifiche”. Ma tutto questo non significa che la scuola debba diventare un ‘terreno’ riservato a pochi eletti: "un'istruzione migliore – ha sottolineato il Capo dello Stato - non significa solo un'istruzione che produce solo eccellenze. Un'istruzione migliore non significa di certo neppure un'istruzione di élite, riservata a pochi. Un Paese giusto è quel luogo in cui l'opportunità di un'istruzione di qualità è offerta anche ai figli delle famiglie meno abbienti". Napolitano ha anche citato le parole pronunciate qualche giorno fa dal presidente Usa, Barack Obama, sempre in occasione dell’avvio del nuovo anno scolastico, che ha richiamato i giovani alle proprie responsabilità e ha lanciato loro un monito sui falsi messaggi che arrivano dalla tv: "So che talvolta la televisione vi dà l'impressione di poter diventare ricchi e avere successo senza lavorare duramente – ha detto Obama citato dal Capo dello Stato -, magari a basket o in un reality show. Ma il vero successo è duro da raggiungere, richiede sforzi tenaci anche se non tutto quel che dovete studiare vi piace e non tutti gli insegnanti vi piacciono". Napolitano ha quindi sottolineato l'importanza che gli studenti si assumono le proprie responsabilità e ha ricordato come esempi positivi "i giovani scienziati diplomati all'Aquila che hanno continuato a studiare all'indomani di una tragedia in condizioni difficili", e poi "i campioni delle Olimpiadi che si sottopongono ad allentamenti massacranti senza per questo abbandonare lo studio" e ancora "chi canta, chi compone o suona musica sa che per riuscire occorrono fatica, impegno, esercizio. Qualche successo effimero si può anche ottenere per caso - ha detto ancora -, con compromessi o con l'inganno, ma solo il duro lavoro dà risultati duraturi in tutti i campi". Ispirate al volere della libertà e del rigore, invece, le parole pronunciate dal ministro Mariastella Gelmini, secondo cui è giunto il tempo che la scuola educhi alla libertà, in modo che “faccia comprendere agli studenti – ha spiegato il responsabile del Miur - che sono titolari di diritti, ma anche di doveri. E per questo ho voluto che sui banchi si tornasse a studiare la nostra Carta costituzionale, introducendo una materia specifica (Cittadinanza e Costituzione ndr). I ragazzi - ha continuato Gelmini - hanno bisogno di buoni maestri e di una scuola che sappia coniugare rigore e apertura verso l'altro, educazione e tolleranza, serietà negli studi e creatività". Per raggiungere questo obiettivo, però, all’opera dei docenti deve aggiungersi quella di altri educatori. Proprio come sostengono i vescovi: "occorre - ha detto Gelmini - , come ha sottolineato anche la Cei nel suo rapporto sull'educazione presentato nei giorni scorsi, un'alleanza per l'educazione che veda partecipi tutti: scuola, famiglia, imprese, mass media e la comunità nel suo complesso". Il discorso tenuto dal Ministro non è piaciuto alla Rete degli studenti, secondo cui Gelmini si sarebbe presentata sul palco “tremante, insicura, parlando di una scuola che non c’è e di riforme che nessuno ha ancora visto, come l’inesistente ora di Cittadinanza e Costituzione. In un discorso stringato ed evitando accuratamente le questioni spinose che riguardano il mondo della scuola, la Gelmini ha richiamato molte volte l’Abruzzo e i buoni propositi del governo sulla scuola. Propositi che alla resa dei conti non sarebbero altro che ‘belle parole’, dal momento che il ministro non ha per adesso recuperato neppure un euro dai tagli dell’anno scorso, e non ci sono neppure i soldi – conclude l’associazione studentesca - per le attività ordinarie nelle scuole riaperte solo da qualche settimana". |