Precari, protesta il 3

Pasquale Almirante, La Sicilia 28.9.2009

I comitati dei docenti precari si sono dati appuntamento a Roma il 3 ottobre per manifestare contro i tagli nella scuola e il conseguente licenziamento di migliaia di persone. Per capire questo fenomeno vediamo i numeri (Tuttoscuola): nel 1998/99 i docenti a tempo determinato erano 65.357 che passarono, nel 2003/04, a 111.176 e, nel 2008/2009, a 131.145 con un aumento quindi di oltre il 100% rispetto a dieci anni prima.

Chi ha causato questa valanga in ascesa? Non certo i docenti, che hanno risposto a una richiesta, ma chi ha avuto bisogno di loro e cioè lo Stato che se ne è servito per evitare conflitti e garantire il servizio. Buttarli fuori ora che non servono più ha il sapore amarissimo della beffa. Ma vediamo chi ha amministrato la scuola in questi ultimi 10 anni: Luigi Berlinguer-Tullio De Mauro (1998/2001), Letizia Moratti (2001/2006), Giuseppe Fioroni (2006/2008), Mariastella Gelmini dal 2008 a oggi. Tempi per lo più uguali tra centrosinistra e centrodestra, mentre il punto più basso sulla valutazione degli alunni si ebbe con Moratti, quando consentì che anche con debiti gli alunni potessero passare nella classe successiva, essere ammessi comunque agli esami di stato la cui commissione era composta da tutti membri interni, tant'è che le promozioni raggiunsero in quegli anni quasi il 100%.

Stupiscono quindi le parole di Gelmini quando addebita tutto il male al «68, ai sindacati e alla sinistra» che sarebbe stata la tenutaria subdola della istruzione. Il punto è invece di addossarsi le responsabilità e risolvere onorevolmente un problema drammatico, non dimenticando di dare una speranza a chi ambisce all'insegnamento. Nessuno di questi ministri intanto ha sistemato subito tutti i docenti abilitati (ricordiamo i costi salati per frequentare le Ssis) nei posti effettivamente liberi (tant'è che tra i circa 470mila insegnanti in servizio, nel 2008/2009, il 19% aveva solo il contratto annuale, con punte del 23% nel Nord-Est e del 14,8% nel Sud) e nessuno soprattutto ha creato nuove forme di reclutamento basate sull'effettivo fabbisogno della scuola su base regionale, nonostante il dibattito aperto da oltre un decennio. Dire dunque che la scuola non è un ammortizzatore sociale ha riflessi cinici sia in riferimento a tanti professionisti laureati e abilitati proprio dallo Stato, e sia in riferimento alla politica, almeno negli ultimi 10 anni.