SCUOLA
Aprea: i precari protestano contro i tagli, intervista a Valentina Aprea, il Sussidiario 17.9.2009
L’autunno “caldo” minacciato da
scioperi organizzati dai sindacati scolastici e proteste di
insegnanti precari e non, è cominciato piuttosto tiepidamente
rispetto allo scorso anno. Ma la situazione non promette nulla di
buono a cominciare dalle prime schermaglie fra maggioranza e
opposizione in merito ai tagli alla scuola. Scintille che hanno
cominciato a propagare qualche focolaio di protesta fuori dai licei
italiani coinvolgendo la solita massa di studenti, ma anche parecchi
docenti preoccupati per il proprio futuro professionale. L’onorevole
Valentina Aprea, presidente della VII Commissione della Camera
(Cultura, Scienza e Istruzione), interviene a favore delle scelte
portate avanti dal governo sottolineando come la dolorosa e
impopolare operazione dei tagli sia stata dovuta a fronte
dell’affossamento del sistema scolastico oberato da un sovrannumero
di operatori e di sprechi.
In modo molto positivo dal punto di
vista dell’attuazione di quanto finora si è deciso sulle riforme.
Questo è infatti un “anno ponte” rispetto alla situazione definitiva
delle riforme degli ordinamenti, ma ci sono già tante innovazioni
importanti che parlano di maggiore rigore e danno maggiore risalto
al merito nella scuola italiana. Si deve dare atto al ministro
Gelmini e al governo Berlusconi d’avere avuto il coraggio di
chiudere il lungo ’68 scolastico italiano, come ho affermato già
altre volte, e di aver riportato al centro delle politiche
scolastiche nazionali sì il rigore e il merito negli insegnamenti e
negli apprendimenti, ma anche nella gestione delle risorse.
Ai meccanismi di reclutamento durati
anni che a mano a mano hanno appesantito come una zavorra tutto il
sistema scolastico. Mi riferisco alle scelte per esempio che hanno
determinato l’aumento degli insegnanti, l’incremento delle ore di
studio, la pletora degli indirizzi, e il sovrannumero delle classi.
Con le gestioni precedenti in Italia siamo arrivati ad avere fino a
600 sperimentazioni. Il tutto ovviamente senza mai valutare
l’efficacia di questi incrementi al punto che da anni i rapporti
internazionali ci parlano chiaramente di uno scarso rendimento del
nostro impianto educativo. Quindi alla Gelmini e al governo
Berlusconi si deve l’aver riportato il nostro sistema dentro gli
standard europei e internazionali. Un processo che si concluderà con
la riforma degli ordinamenti e con il successivo anno scolastico. Ma
sottolineo soprattutto anche l’aspetto che della riforma che mette
in primo piano la valenza educativa. Per la prima volta da tanto
tempo a questa parte si mettono al centro gli studenti.
Le leggi di ridimensionamento degli
organici che noi abbiamo esaminato in Commissione e poi approvato
alle Camere sono state da noi elaborate proprio in virtù della
necessità di eliminare tutti gli sprechi, di ridonare ai percorsi
scolastici italiani quella bellezza e quell’efficacia che è mancata
proprio per l’appesantimento eccessivo.
Il ministro Fioroni aveva previsto
numerosissimi tagli. Molti di questi non furono effettivamente
compiuti. Quando cominciammo a governare noi il Ministero
dell’Istruzione ebbe subito una penalizzazione di 120 milioni di
euro per le mancate riduzioni di spesa. Questa è la prova del fatto
che gli indici erano esubero, che gli indicatori di attività erano
troppi e che c’erano tantissime compresenze didattiche nella scuola
primaria.
Quando parliamo di insegnanti è logico
che intendiamo sempre una risorsa importante. In molte scuole queste
risorse erano utilizzate anche molto bene, ma mettiamola così: non
ce lo potevamo più permettere. E questo lo aveva indicato anche il
governo precedente nel famoso “libro bianco” del 2007. Noi abbiamo
consapevolmente approvato una legge di risparmio proprio perché con
il debito pubblico che lievita e con una serie di indicatori fuori
standard era necessario compiere un’operazione impopolare e dolorosa
senz’altro.
L’indennità di disoccupazione, una via
preferenziale per il conferimento delle supplenze brevi e numerosi
accordi regionali per l’utilizzo degli insegnanti precari, che non
saranno in servizio, su progetti speciali per l’arricchimento delle
attività formative. Tre “misure ponte” che consentiranno a questi
docenti di avere comunque un punteggio per il prossimo anno
scolastico e di far sì che si creino le condizioni per la
stabilizzazione che ci realizzerà sicuramente visto che sono
previsti copiosi pensionamenti.
I curricula ci sono. E nessuna materia
verrà penalizzata. Quello che ancora non c’è sono piuttosto i
contenuti, ossia i programmi. Ci sarà sicuramente una riduzione di
ore previste, ci saranno delle aggregazioni disciplinari con una
forte accentuazione dell’autonomia didattica e curricolare. Fatto
salvo il numero di ore le scuole potranno decidere come organizzare
il lavoro e quindi potranno dare delle precedenze ai singoli
percorsi favorendo la personalizzazione dei piani di studio. Stiamo
completando comunque anche il lavoro sui contenuti. È veramente grave che il PD abbia denunciato le scelte del governo in materia di tagli degli organici, visto che questa politica di ridimensionamento, opportuna e necessaria, erqa indicata come priorità anche dai governi precedenti. Ma soprattutto è grave che il ministro Fioroni, che appunto aveva operato anche scelte di questo genere, si sia aggiunto al coro di Franceschini e che abbia dimenticato addirittura che sui precari aveva previsto, cosa positiva peraltro, l’abolizione della graduatoria permanente. Le critiche del PD non sono credibili. Avrebbero dimostrato cultura di governo se avessero condiviso la necessità di fare questi interventi. Certo, si può fare sempre di meglio e di più. Ma quello che noi vogliamo è che non si chiamino fuori dalla responsabilità del ridimensionamento degli organici.
|