La Gelmini insiste da TuttoscuolaNews N. 409, 28 settembre 2009 Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini intervenendo alla festa del Pdl a Milano ha ribadito la necessità di introdurre il tetto del 30% di studenti stranieri nelle classi per favorire l'integrazione, precisando che il Miur sta predisponendo una circolare apposita per introdurre il tetto dal prossimo anno scolastico. Probabilmente non basterà una semplice circolare per introdurre nuove regole, perché il regolamento sull’immigrazione (DPR n. 394/1999), all’articolo 45, prevede che il limite di alunni stranieri non debba superare il 50% (“la ripartizione è effettuata evitando comunque la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni stranieri”). Ad ogni modo il tetto del 30%, secondo il ministro, può evitare classi ghetto e favorire l’integrazione degli alunni stranieri, soprattutto nelle periferie delle grandi città dove vi sono quartieri ad alta densità di immigrati. Ma… quali stranieri? Riteniamo che il problema non sia esclusivamente quello della quantità di alunni stranieri inseriti nella classe, bensì della loro conoscenza della lingua italiana e del loro tempo di scolarizzazione. Situazioni che in genere variano molto tra stranieri nati in Italia e stranieri di recente immigrazione. Nel 2007-2008 oltre un terzo degli alunni stranieri inseriti nelle classi italiane (200 mila) era nato in Italia; quest’anno si stima che ce ne siano 300 mila, una cifra che si avvicina al 50% degli stranieri iscritti. L’anno prossimo gli studenti nati in Italia da genitori stranieri (cosiddetti di seconda generazione) saranno più della metà degli stranieri iscritti; per i successivi anni la percentuale tenderà sicuramente a crescere, visti i dati ufficiali delle nascite registrati dall’Istat. Oltre ai numerosi stranieri di seconda generazione, ci sono anche quelli di lunga scolarizzazione, avendo infatti, frequentato scuole italiane da molti anni. Insomma, non è la stessa cosa gestire in classe un alunno straniero nato in Italia e che frequenta da anni la scuola italiana e uno appena arrivato da un altro paese. L’emergenza (soprattutto linguistica) riguarda in particolare gli stranieri di più recente immigrazione. Soprattutto, se non solo per quelli, parlare di tetto, può avere senso. In caso diverso, la ragione del tetto del 30%, non apparirebbe linguistica, ma culturale, etnica e religiosa. |