Gelmini: la riforma funziona
Il ministro contro gli atenei che aggirano la
sua legge. Flavia Amabile, La Stampa 7.9.2009 Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, a nove mesi dal via libera alla sua riforma, chi lavora nelle università sostiene che nulla è cambiato. Come ministero, ad esempio, non avete ancora avviato le procedure per formare le commissioni dei concorsi degli ultimi due anni. Invece di far assumere migliaia di ricercatori, come promesso, avete semplicemente bloccato la macchina.
«E’ una questione procedurale. C’è
stato un allungamento dei tempi per una serie di responsabilità
congiunte, ma ora stiamo cercando di intervenire per rimettere in
moto il più in fretta possibile la macchina dei concorsi».
«E’ inaccettabile, si tratta di una
distorsione che va nella direzione opposta al merito che avevo
impresso alla legge. Stiamo provvedendo studiando regolamenti e un
emendamento esplicativo per porre fine a questa pratica che
rappresenta il segnale peggiore che quest’università può dare».
«La legge va rispettata e faremo di
tutto per evitare queste irregolarità. Abbiamo avvertito le
università che non accetteremo comportamenti di questo genere e che
li denunceremo».
«Anche questa è una modalità che non
convince. L’università verso cui vogliamo andare prevede solo
professori ordinari. Vogliamo eliminare i contratti a termine, i
docenti esterni e tutti i contratti e contrattini che oggi ruotano
intorno agli atenei».
«Abbiamo previsto delle norme previste
per il taglio dei corsi inutili e per la selezione del personale.
Gli atenei ora sanno, ad esempio, che più contratti esterni hanno
minori sono i finanziamenti che riceveranno. Ci sembra il miglior
deterrente possibile». «Siamo molto soddisfatti. Quando si avvia una rivoluzione all’inizio è inevitabile che si crei qualche difficoltà, qualche problema di assestamento, ma il risultato più importante è aver posto in primo piano la cultura del merito, la lotta alle rendite di posizione e a certi modi di fare che stavano distruggendo l’università italiana. Con il passare del tempo la riforma avrà il modo di far valere in pieno i suoi effetti sulla qualità degli atenei, dei loro corsi e degli studenti che vi studiano». |