Scuola italiana. da Tuttoscuola, 21 settembre 2009 L'on. Valentina Aprea, presidente della Commissione cultura della Camera e già sottosegretario all'istruzione con il ministro Moratti, intervenendo a Modena alla Fondazione Marco Biagi per l'incontro "Improving the quality of education: challenges and experiences from the Us and Italy", ha parlato di una scuola, quella italiana, che, crescendo in quantità, ha perso gradualmente in qualità, assumendo sempre più atteggiamenti di "bella addormentata nella valutazione, nella responsabilità dei risultati, nell'integrazione, nelle carriere degli insegnanti, e altro ancora". Per l'on. Aprea gli investimenti dello Stato verso la scuola sono stati rivolti troppo all'espansione dell'offerta formativa, anziché alla sua qualificazione: "dall'epoca della scolarizzazione di massa, gli investimenti in istruzione hanno caricato lo Stato, strada facendo abbiamo sostituito pezzi di qualità con pezzi di quantità, abbiamo fatto crescere il sistema, abbiamo introdotto più discipline, insegnanti e ore di studio, e siamo arrivati ad avere quasi 600 sperimentazioni di scuola superiore". Occorre, quindi, studiare come passare dalla quantità alla qualità, perché, secondo Aprea, con il passare degli anni, "il sistema si è appesantito, la scuola non riesce più a dare la garanzia che avere studiato porta al successo nella vita e nel lavoro, non riesce più ad aiutare chi entra a scuola in condizioni di svantaggio", e serve, dunque, "un nuovo modo di fare scuola, bisogna preparare insegnanti e ragazzi a pensare globalmente e agire localmente". Il rimedio? Secondo la parlamentare si deve "restituire efficacia agli studi, puntando a riportare rigore e merito nella scuola italiana, anche nella gestione della risorse". Aprea, da esperta della politica scolastica, ha evitato lo slogan semplicistico secondo il quale la riduzione degli organici sarebbe sinonimo di qualificazione del sistema. Serve ben altro e di più profondo, altrimenti la sola riduzione della quantità, non accompagnata da nuove misure di rilancio dell'offerta formativa, rischia di mortificare ulteriormente la qualità della scuola.
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