Obiettivi minimi
La scuola si involve e la burocrazia si adegua
Luciano, da
Allegria di Naufragi
12.9.2009
Nel modulo per la
programmazione della mia scuola, quest’anno c’è una colonna nuova: “obiettivi
minimi”. Obiettivi minimi per tutti, non solo per
qualcuno.
Cosa debba intendersi con l’aggettivo “minimo” nessuno lo scrive
espressamente per cui devo rifarmi all’esperienza: apparentemente è
il minimo indispensabile per essere promossi che - nella pratica - è
nettamente inferiore al livello considerato sufficiente (e comunque
la promozione viene concessa anche senza il raggiungimento di tale
minimo).
Che fare allora? Invece di lasciare la colonna in bianco decido di
oppormi a questa corsa al ribasso e di riempirla con i contenuti
della sufficienza.
Ma mi trovo di fronte ad un nuovo problema: io insegno una materia
tecnica e nel mio programma non ci sono applicazioni creative di
quanto appreso, gli esercizi si risolvono applicando le procedure e
anche per le esercitazioni pratiche fornisco una descrizione
passo-passo delle operazioni da svolgere per cui si tratta solo di
leggere ed eseguire.
Quali possono essere gli obiettivi minimi? La legge di Ohm non ha
sfumature: o la si conosce o no. Forse dovrei dividere gli argomenti
in più o meno importanti: Ohm certamente, di Kirchoff possiamo
discutere, Thevenin è solo per menti superiori.
Dovrei cioè affermare che alcuni argomenti possono tranquillamente
essere trascurati: ma allora perché inserirli? Mi rendo così conto
che la mia programmazione è già il frutto di uno sfoltimento pesante
e che quel che è rimasto è per me indispensabile; non c’è più nulla
da togliere, sono già all’osso.
Sono con le spalle al muro: gli obiettivi minimi su un programma
minimo sono una contraddizione in termini, matematicamente parlando
non ci può che essere coincidenza tra i due.
Anche quest’anno
cercherò di spiegare tutto questo minimo - recuperi, epidemie,
terremoti, eventi atmosferici ed altro permettendo. Lo farò dando a
tutti i mezzi per capire quel che dico, nella maniera più
coinvolgente possibile - per quanto avvincente possa essere un
partitore di tensione.
Ma se si può portare l’asino alla fonte non lo si può costringere a
bere; se la mia materia avrà su molti lo stesso effetto che avrebbe
su di me la partecipazione forzata ad un corso teorico
sull’uncinetto (con tutto il rispetto per gli appassionati e con la
precisazione che i miei allievi questa scuola l’hanno scelta
liberamente) ecco che il mio progetto è destinato a crollare. Non ci
sarà - come spesso non c’è stato negli anni passati - nessun
risultato ancorché minimo. Dei miei sforzi, per molti rimarrà solo
un labile nulla.
Non vado oltre sul
tema della motivazione e torno al modulo della programmazione. Nella
colonna degli “obiettivi minimi” ho infine scritto:
A breve
termine: sufficiente comprensione degli argomenti svolti, anche in
relazione con le altre discipline.
A lungo
termine: capacità di archiviare i concetti e le informazioni
principali in un sistema di conoscenze e capacità di recuperare
autonomamente la parte restante.
In altre parole
voglio che capiscano quel che dico e ne ricordino l’esistenza in
modo da saperlo riprendere autonomamente; solo così, sia io che
loro, potremo evitare l’inutile perdita di tempo e di energie che si
ha cercando di costruire qualcosa di nuovo quando tutto quel che lo
dovrebbe sorreggere è sparito nel nulla.
Per quanto nessuno
legga questi documenti, ho scritto lo stesso queste parole - per
coerenza e a futura memoria - come un piccolo atto di resistenza
personale.