Ecco tutti i punti della riforma Gelmini di Maristella Iervasi da l'Unità, 28.10.2009
Ricercatori solo tempo, nel limbo l’attuale precariato. Senato
accademico svuotato di poteri effettivi e studenti “infilati”
ovunque, ma solo come operazione di facciata. Test di accesso
persino per le borse di studio per il merito, un fondo a cura
dell’Economia e non dal Miur. Riscrittura degli Statuti, pena il
commissariamento e ore dei prof certificate e verificate. Ecco la
riforma della Gelmini. Meno democrazia e più potere al Cda con
l'ingresso delle aziende private e ai rettori. E la protesta
dell’Onda è già dietro l’angolo. Un disegno di legge di riforma in
15 articolidi che dopo il via libera del Consiglio dei ministri
comincerà il suo iter al Senato, affinchè il ddl Aprea
sull’istruzione in fondazione possa avere una corsia privilegiata.
Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge le università
statali dovranno modificare i propri statuti, rispettanto vincoli e
criteri: ridurre le facoltà: al massimo 12 negli Atenei più grandi e
i dipartimenti. Per evitare gli sdoppiamenti le università vicine
possono federarsi. E ancora: personale esterno nei nuclei di
valutazione, snellire i componenti del Senato accademico e dei Cda.
Se la governance non verrà rivista, tre mesi di deroga. Poi scatta
il commissariamento.
In carica al massimo 8 anni (non più di due mandati), scelti con
voto ponderato dei professori ordinari in servizio.
Sarà aperto al territorio, enti locali e mondo produttivo il
consiglio di amministrazione. Attribuzione al Consiglio di
amministrazione delle funzioni di indirizzo strategico, competenze
sull’attivazione o soppressione di corsi e sedi. Il Cda sarà
composto di 11 componenti, incluso il rettore e una rappresentenza
elettiva degli studenti. Il mandato sarà di 4 anni, quello degli
studenti solo biennale. Scompare la figura del direttore
amministrativo e subentra quella del direttore generale con compiti
di gestione e organizzazione dei serviti, Un vero manager. Il Cda
non sarà elettivo, ma fortemente responsabilizzato e competente, con
il 40% di membri esterni. Il presidente del cda potrà essere
esterno. Il direttore generale avrà compiti di grande responsabilità
e dovrà rispondere delle sue scelte, come vero e proprio manager
dell'ateneo.
Istituito presso il minsitero dell’Economia e non dell’Istruzione il
fondo per “sviluppare l’eccellenza e il merito dei migliori
studenti”. La gestione è affidata a Consap Spa. Erogherà borse e
buoni ma non a pioggia: per accedere bisognerà partecipare a test
nazionali. Previsti prestiti d’onore.
Per i docenti arriva l’abilitazione nazionale di durata quadriennale
assegnata sulla base delle pubblicazioni da una commissione
sorteggiata tra esperti nazionali e internazionali. Solo chi ha
l’abilitazione può partecipare ai concorsi di Atenero che avverranno
sulla base di titoli e del curriculum con i bandi pubblicati anche
sul sito della Ue e del Miur. Scatti di stipendio solo ai prof
migliori: In caso di valutazione negativa si perde lo scatto
biennale e non si può partecipare come commissari ai concorsi.
Possibilità di prendere 5 anni di aspettativa per andare nel privato
senza perdere il posto.
Non ci saranno più concorsi per i ricercatori a tempo indeterminato.
Solo contratti a termine di tre anni rinnovabili con selezioni
pubbliche. Dopo il terzo anno lo studioso può essere chiamato
dall’Ateneo per un posto docente. Anche il ministero potrà fare i
suoi bandi per sostenere i migliori. Lo stesso vale per gli
assegnatisti di ricerca.
Ci sarà un codice etico per evitare incompatibilità, conflitti di
interessi legati a parentele.
Gli studenti valuteranno i professori e questo giudizio sarà
determinante per l'attribuzione dei fondi alle università da parte
del ministero.
Il ddl introduce l'abilitazione nazionale per l'accesso di associati
e ordinari. L'abilitazione è attribuita da una commissione nazionale
(anche con membri stranieri) sulla base di specifici parametri di
qualità. I posti saranno poi attribuiti a seguito di procedure
pubbliche di selezione bandite dalle singole università. Si prevede
una netta distinzione tra reclutamento e progressione di carriera.
Verrà introdotta una contabilità economico-patrimoniale uniforme,
secondo criteri nazionali concordati tra i ministeri dell'Istruzione
e del Tesoro. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio.
È previsto il commissariamento per gli atenei in dissesto
finanziario.
Allo stato attuale «si diventa mediamente ricercatori a 37 anni - ha
spiegato il ministro Gelmini - dopo anni di precariato». «Non ha
senso - ha aggiunto - essere ricercatori a 50 o 60 anni». Invece,
osserva, con la riforma licenziata dal consiglio dei ministri «si
può diventare ricercatori a 30 anni». Il nodo dei ricercatori «è
l'aspetto che più mi sta a cuore», ha detto il ministro dopo il
Consiglio dei ministri.
I finanziamenti della riforma, ha assicurato il ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, ''saranno disponibili con la
Finanziaria, e dentro la sua meccanica sarà fondamentale la priorità
nei fondi del rimpatrio dei capitali'', cioè dall'utilizzio
prioritario delle risorse dello scudo fiscale a favore della riforma
degli atenei. «Ci sono dei meccanismi di uscita dallo schema per
esempio formule più fondazionali che statali». Lo ha detto il
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, illustrando con la collega
di governo Mariastella Gelmini il ddl di riforma dell'università.
«Non è che si privatizza l'università - ha aggiunto il ministro - è
come un ritorno al passato». Per la riforma del sistema
universitario il governo ha scelto «equilibrio tra modello
continentale e quello americano», ha spiegato Tremonti, aggiungendo
che la formula prevalente è «il modello anglosassone». Il cda degli
atenei sarà, infatti, aperto a territorio, enti locali e mondo
produttivo.
«La Riforma approvata oggi risponde all'esigenza, condivisa da
Confindustria, di porre l'Università italiana in condizione di
competere ad armi pari con i migliori Atenei del mondo». Così
Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria per l'Education,
commenta il disegno di legge varato stamattina dal Consiglio dei
ministri. «Al centro del provvedimento - continua Rocca - c'è il
tentativo di liberare il nostro sistema universitario da modelli
organizzativi inefficienti, da vincoli burocratici e da abitudini
corporative che finora hanno appesantito la vita dei nostri Atenei.
Il merito, il finanziamento premiale, la selezione dei migliori e
l'internazionalizzazione potranno sostituire l'appiattimento
retributivo, il finanziamento su base storica e egualitaria, le
assunzioni per anzianità e la chiusura internazionale». «Le nuove
regole - conclude il vicepresidente degli industriali - potranno
migliorare la gestione finanziaria degli Atenei, consentire alle
nostre Università di attrarre docenti e ricercatori validi e di
raggiungere più elevati livelli di autogoverno e qualità scientifica
e didattica. Mi auguro che l'iter parlamentare sia rapido, registri
un ampio consenso e non stravolga un provvedimento organico ed
equilibrato che raccoglie anche le migliori proposte
dell'opposizione». «La proposta di legge Gelmini per l'ampiezza del suo impianto e la valenza riformatrice degli interventi previsti, rappresenta un'occasione fondamentale e per molti versi irripetibile per chi ha davvero a cuore il recupero e il rilancio dell'università italiana», afferma il presidente della Crui (Conferenza dei Rettoridelle Università italiane), Enrico Decleva. "Ora è necessario - ha aggiunto -che il confronto parlamentare si sviluppiconcentrandosi sul merito delle varie questioni. Così come è indispensabile, e per più aspetti pregiudiziale, che all'avvio del processo riformatore, e a garanzia della sua credibilità, corrisponda una disponibilità adeguata di risorse. A partire da quanto sarà garantito al finanziamento degli atenei per il 2010". |