Le statistiche
nazionali ed il rapporto OCSE comunicano che uno studente su cinque
“marina la scuola” e l’Italia con il 22% di studenti che saltano le
lezioni è collocata a metà della classifica, che vede al primo posto
il Giappone con il 4% , e in coda la Spagna con il 34% e Israele
chiude la classifica con 45%. di studenti che saltano le ore di
lezioni.
Al “marinare la scuola” da singolo studente, per una pluralità di
motivi, comprese anche le “assenze strategiche” per le temute
interrogazioni si aggiunge il fenomeno che si allarga sempre più
delle assemblee sindacali , delle manifestazioni cortei e scioperi
che sistematicamente vengono fissati al venerdì, rendendo
“cortissima” la settimana di scuola già “corta”. Per coloro poi che
hanno lezioni anche il sabato, la sospensione delle attività
didattiche il venerdì diventa occasione propizia di “ponte” in
preparazione alla domenica.
Sì, è vero, la democrazia è partecipazione, ma la solidarietà e la
condivisione degli studenti ai problemi dei lavoratori, delle tasse,
dei tagli di posto di lavoro, a scuola dovrebbe avere un’altra
dimensione, capace di promuovere un attento studio di ricerca del
problema e di maggiore consapevolezza, non per sentito dire, ma per
approfondimento della questione.
Si riducono così i
giorni di scuola , si mortifica il diritto all’istruzione, ci si
lamenta che le cose non vanno bene e così facendo andranno sempre
peggio.
In Francia pare che sia stata sperimentata l’assegnazione di un
contributo economico , quale” buono” premio per la presenza a scuola
e tale “credito” gli alunni lo spenderanno in occasione dei viaggi
di istruzione. Pagare la frequenza la scuola in questo difficile
momento di crisi economica nazionale è un’idea balzana, ma è
significativo constatare che con questo espediente le assenze
scolastiche in Francia sono diminuite.
Il “marinare la scuola” in certe realtà è il primo passo che porta
verso la dispersione scolastica, fenomeno che si amplia specie in
alcuni contesti territoriali ed in Sicilia risultano 4.040 gli
studenti evasori dell’obbligo scolastico e 4312 coloro che hanno
abbandonato la scuola.
Le indagini OCSE
prendono in esame anche il problema degli abbandoni e sono numerosi
gli studenti che, specie nel corso della scuola secondaria, non
completano gli studi ed i dati regionali contano ben 3302 giovani
che, anche se prosciolti dall’obbligo scolastico, non hanno
conseguito un titolo di studio.
La cultura delle
legalità e del rispetto delle norme viene insegnata agli studenti,
ma i docenti che firmano l’adesione all’assemblea sindacale e non ci
vanno (le assemblee sindacali sono quasi sempre deserte e comunque
mai corrispondenti al numero dei partecipanti in relazione a quanti
ragazzi vengono mandati a casa), non sono certamente esempio di
legalità.
Fa certamente comodo una giornata scolastica leggera anche per il
docente, ma la motivazione che giustifica la riduzione di orario va
rispettata e, se non condivisa, è doveroso stare in classe e fare
lezione, spiegando ai ragazzi il motivo di tale scelta di coerenza.
Questo gesto educativo vale più di mille conferenze sulla legalità e
gli studenti apprezzano tali scelte coerenti, anzi vorrebbero che
tutti i docenti fossero sulla stessa lunghezza d’onda.