La ricerca I giovani e la violenza

Dal bullismo al carcere
la deriva pericolosa dei ragazzi fragili

 Paolo Foschini Il Corriere della Sera, 23.10.2009

Il professor Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento neuroscienze del Fatebenefratelli, ci tiene per primo a relativizzare: «Il bullismo - ricorda per chi magari lo ha rimosso - esiste da sempre». E se il famigerato Franti di De Amicis - già nel 1888 e almeno sino alla riabilitazione postuma di Umberto Eco - passò alla storia come il prototipo del ragazzo cattivo che «provoca tutti i più deboli» e «odia la scuola, i compagni, il maestro», più emblematico ancora potrebbe forse essere quel capitolo oggi quasi ignorato di Pinocchio che ancor prima (1881) fotografava la scena di una rissa - culminata addirittura nel ferimento quasi mortale del «cattivo», ma infine «povero Eugenio» - tra il burattino al suo ennesimo tentativo vano di esser bravo e i discoli del paese: «Ricordati che tu sei solo - lo sfidavano - e noi siamo in sette».

Il punto è allora, sviluppando il ragionamento di Mencacci, che un secolo fa il comportamento del bullo era pressoché universalmente esecrato: oggi invece il messaggio per cui «vince comunque il più forte e non importa come» è talmente pervasivo, non solo su tv e videogame ma soprattutto nei comportamenti «reali» degli adulti, da risultare non più esempio sbagliato da cui assolutamente fuggire bensì modello forte a cui possibilmente somigliare. Come dire: se lo fanno i grandi, perché non io? Detto questo, i dati che verranno presentati al primo Congresso nazionale sul bullismo in programma oggi e domani a Milano possono certamente far pensare.

Luca Bernardo, che dirige il Dipartimento materno-infantile e con Mencacci guida la Commissione nazionale di prevenzione su disagio e bullismo, ne sottolinea alcuni: a partire da quelli del Censis, secondo cui alle elementari c' è più o meno un bullo per ogni dieci alunni, anche se in metà delle classi non ce n' è neppure uno. Poi c' è il dato preso dalla Procura di Milano, per cui «il 45 per cento degli ex bulli è già stato condannato entro i 24 anni per almeno tre crimini» (anche in questo caso la percentuale potrebbe non stupire più di tanto se si rovesciasse il punto di vista: la maggior parte di chi a 24 anni ha già beccato tre condanne probabilmente ha cominciato da ragazzo).

Ma il dato su cui porre più attenzione forse è l' ultimo: tanto il «bullo» quanto la sua «vittima», nello specifico, corrono un rischio analogo di sviluppare patologie psichiche. «Il 15 per cento degli under 18 che hanno tentato il suicidio è stato vittima di atti di bullismo»: ma la percentuale tra i «carnefici» è simile. Dunque vittime anche loro. Dovremmo chiederci tutti di chi.