Michelle Obama/2. da TuttoscuolaNews N. 412, 19 ottobre 2009 E invece gli USA rischiano di perdere i loro insegnanti più esperti e autorevoli, senza essere in grado di sostituirli con altri che abbiano le caratteristiche di leadership indicate da Michelle. Nei prossimi quattro anni, secondo le previsioni del Dipartimento federale dell’educazione, un terzo dei 3,2 milioni di docenti americani andrà in pensione. Servirà quindi un milione di nuovi docenti, da utilizzare in primo luogo nelle scuole più disagiate, dove le sfide sociali sono maggiori. Di qui l’appello di Michelle alle università “che raddoppino gli sforzi per formare gli insegnanti e trovino strade alternative per reclutarli”, e quello ai professionisti migliori affinché dedichino una parte delle loro carriere all’insegnamento. Occorrerà inoltre che ai docenti siano garantiti buoni stipendi e buone opportunità di carriera, paragonabili a quelle che esistono in altri ambiti professionali. Ma tutto questo potrebbe non bastare se le famiglie non aiuteranno la scuola: “abbiamo anche bisogno di genitori che proseguano a casa l’operato dei professori e lo completino. Che sappiano porre limiti: all’occorrenza spegnere la tv e i videogiochi, vigilare sullo svolgimento dei compiti, rinforzando l’esempio e le lezioni della scuola”. Il confronto tra queste riflessioni della First Lady USA e il tipo di dibattito che si svolge in Italia sugli insegnanti (ma anche sui genitori) dà un’idea di quanto largo sia l’Atlantico, lontana l’America. C’è qualcuno che sia in grado di spiegare a un americano di buona cultura il significato di espressioni come “inserimento a pettine”, ricorso al TAR contro le bocciature, gradone di inquadramento? |