Campana del silenzio

Pasquale Almirante, La Sicilia 11.10.2009

La ministra Gelmini ha promesso, durante l'ultimo question time alla Camera, sanzioni disciplinari contro quei dirigenti scolastici che non hanno fatto osservare il minuto di silenzio in occasione dei funerali dei sei militari uccisi in Afganistan. A parte il tono aggressivo, che contrasta col principio di autonomia di ogni istituzione, non si riesce a immaginare quali provvedimenti disciplinari si possano prendere. Il più grave, che potrebbe essere una lettera riservata, non sembrerebbe nemmeno adeguato alla infrazione, trattandosi di una normale circolare ministeriale che invitata a un gesto di pietà per i sei morti il cui assassinio li accomuna, non solo alle tante altre vittime giornaliere del lavoro, ma anche alle più recenti del fango del messinese, con la differenza che un soldato sa del rischio cui va incontro. Ma c'è un'altra considerazione: che succederebbe a quei presidi che, al di là dell'invito ministeriale, suonerebbero essi stessi la campana del silenzio ogni qual volta una morte efferata strazia la coscienza collettiva? Non è forse questa una scelta di altrettanto contenuto educativo? E ancora: se un preside, piuttosto che al minuto di silenzio, invita i docenti a intrattenere per un'ora i ragazzi sulla barbarie della guerra, è sempre passibile di sanzione disciplinare o merita piuttosto un encomio? E non solo, ma quante altre direttive e circolari del Miur vengono disattese dai presidi, con baldanza, ma pure per ignoranza, senza che nessuno se ne interessi?

Prendiamo in considerazione la sentenza del Cga che ha dichiarato nullo l'ultimo concorso ordinario a preside svoltosi in Sicilia per oggettivi e acclarati vizi di forma e di sostanza. Nelle sedi di questi dirigenti ha pensato mai la ministra di mandare almeno qualche ispettore per controllarne il lavoro, visto i loro dubbi titoli e che nessuno intenderebbe rimuoverli? Controlli normali per accertare e rassicurare i docenti che il Miur vigila ed è presente. Con ogni probabilità (considerata pure l'altra accusa ad alcuni presidi di fare politica perché contestavano la mancanza di fondi) la ministra Gelmini reclama consensi universali che però in una società democratica non si devono pretendere. E forse pure vuol mostrare i muscoli approfittando di una sua semplice circolare il cui valore è solamente simbolico e politico, ma poco sanzionabile sul piano amministrativo.