Università, scacco al numero chiuso: I giudici di Catania: test iniqui. Altri tremila ricorsi pendenti di Anna Maria Sersale Il Gazzettino, 30.11.2009 ROMA (30 novembre) - Il Tar di Catania ha accolto i ricorsi di trecento studenti, di varie città italiane, esclusi dalle facoltà di Medicina e Odontoiatria, ordinandone «l’immediata immatricolazione, anche in soprannumero». I giudici del Tribunale amministrativo siciliano hanno dato scacco al numero chiuso, «sospendendo gli atti amministrativi» del ministero dell’Università, della Commissione dei saggi, che ha formulato i quiz, e degli atenei coinvolti. Il Tar ha inoltre messo in discussione «i criteri» con i quali vengono limitati i posti, e quindi il diritto allo studio, e censurato «gli errori» contenuti nei quiz. «Con l’ordinanza in mano una parte dei trecento si sono già iscritti, gli altri lo faranno - racconta Michele Bonetti, avvocato dell’Udu, il sindacato degli studenti universitari - I giudici hanno riconosciuto che il meccanismo di selezione è iniquo e lesivo di diritti fondamentali». Quello del Tar di Catania non è ancora un giudizio di merito, ma è una «sospensiva». Intanto, i ragazzi che hanno vinto il primo round da pochi giorni stanno frequentando le lezioni alla Sapienza, a Tor Vergata e a Palermo, atenei dove i ricorrenti avevano partecipato al bando di selezione. Ora altri studenti sperano: sono tremila i ricorsi pendenti, tra quelli organizzati con l’appoggio dell’Udu e quelli fatti con il sostegno di altre associazioni, distribuiti in vari Tar della Penisola, osserva ancora l’avvocato Bonetti. «La generazione di camici bianchi che entra in facoltà nel 2009-2010 avrà il posto assicurato - avevano detto rettori e presidi - il numero dei medici è in calo e chi si iscrive può contare sul ricambio generazionale dei prossimi anni». «Ma iscriversi è come passare attraverso la cruna dell’ago, i test sono una lotteria», lamentano gli studenti. La corsa a Medicina non conosce flessioni, ma quest’anno l’affluenza è stata da record. E a giochi fatti, gli esclusi, nonostante l’incremento delle quote di iscrizione, sono stati circa 40mila. I posti in palio, infatti, erano in totale 8.518, distribuiti tra quarantuno atenei, con una sproporzione enorme tra posti e aspiranti. Basti un esempio, a Roma i ragazzi in lizza erano 13.734 per 1.264 posti, suddivisi tra le cinque facoltà della capitale. Il popolo dei quiz, dunque, ha portato a casa una prima vittoria. Quelle 80 domande da divorare in 120 minuti forse dovranno essere riviste. «Al quesito 67, tra le cinque risposte elencate, due erano identiche». In un altro caso, il quesito 78, la proposizione, sono alcuni degli «inconvenienti» contestati. Ma a quanto pare i giudici sono convinti che ci siano delle «anomalie strutturali» nel sistema selettivo in uso. D’altra parte, in seguito alle denunce fatte dagli esclusi ben 104 uffici della Procura della Repubblica sono investiti delle indagini, oltre agli 8 Tar che stanno esaminando i 3mila ricorsi di tipo amministrativo. Così ogni anno assistiamo al braccio di ferro tra studenti e ministero, tra Tar e Consiglio di Stato, mentre si riaccende il dibattito sul numero chiuso. Materia su cui si è espressa anche l’Antitrust, che ha censurato le «modalità di determinazione del numero dei posti presso le università» e gli «interessi degli Ordini professionali». |