SCUOLA

Invalsi, rapporto degli apprendimenti 2008-2009
della primaria: previsioni confermate

 il Sussidiario 18.11.2009

Dopo lunga attesa, dopo i rilevamenti effettuati il 26 e 28 maggio 2009, dopo le previsioni indotte dagli studi internazionali ecco finalmente giungere il tanto aspettato rapporto Invalsi. “Rilevazioni degli apprendimenti 2008-09 nella scuola primaria. Aspetti operativi e prime valutazioni sugli apprendimenti degli studenti”. 5.303 le scuole prese in esame. I dati sono accessibili al pubblico dal sito dell’Invalsi. A commentare l’uscita del rapporto il responsabile scientifico della rilevazione Invalsi, R.R.

Un’esperienza quasi “nuova” anche per l’istituto, dal momento che questi dati rappresentano una metodologia innovativa, rispetto alle scorse edizioni, per fare indagini di valutazione sulle nostre scuole. «Gli studenti interessati» dice il responsabile «sono bambini di seconda e di quinta primaria. Hanno sostenuto una prova di italiano e una prova di matematica un pochino differenziate anche nella struttura. Ovviamente per motivi anagrafici». Che cosa significa? In poche parole, come viene facile intuire, i test erano differenziati. «I bambini di seconda hanno fatto una prova cosiddetta di “decodifica di lettura”, un fascicoletto con 40 parole e immagini da associare le une alle altre. Questo per capire appunto se un livello sufficiente di decodifica di lettura viene acquisito oppure no nei tempi previsti dalla norma. Ovviamente questa prova non è da quinta elementare. Poi sono seguite numerose altre prove tipo il riconoscimento di sostantivi uguali e contrari e così via. Gli alunni più “grandicelli” sono stati testati sulla capacità di lettura di un testo molto più articolato, abbiamo sottoposto loro prove di ortografia. Inoltre agli alunni di quinta è stato dato da compilare il “questionario studente” all’interno del quale sono state loro poste alcune domande sul loro metodo di studio, come si comportano rispetto a una consegna di italiano o di matematica di modo da avere una relazione sull’autoefficacia e sul clima di scuola percepito. Si tratta di variabili di contesto molto importanti che non possono però essere chieste a bambini più piccoli».L’incertezza però riguarda il trend storico del livello di preparazione. Infatti le novità portate nei test squilibrano un po’ il giudizio rispetto a possibili miglioramenti/peggioramenti nelle prestazioni e nella preparazione degli alunni rispetto alle generazioni precedenti. «Per poter parlare in termini temporali le prove dovrebbero avere alcune caratteristiche che rispetto a quelle passate non hanno più o viceversa. Non sono le stesse e quindi potremo dire in futuro con più agilità quale sia la tendenza diacronica nella risoluzione dei risultati». Ma rispetto a quanto ci si aspettava da altri tipi di ricerche precedentemente effettuate in vari ambiti le novità sono poche. «Ci è stato di conforto il riscontro con alcuni studi internazionali. La concordanza dei nostri risultati con quelli proiettati da altri enti ci ha confermato di aver perseguito la strada giusta. I risultati delle prove sono coerenti con quelli che sono i risultati delle ricerche internazionali, gli elementi di forza e di debolezza sono quelli che ci si aspettava. Faccio un esempio: la prova “spazio e figure” conferma una difficoltà con la geometria che francamente ci aspettavamo».

E dal punto di vista della distribuzione del territorio nazionale, la situazione com’è? Il solito divario nord-sud? Pare di sì. «Dal punto di vista territoriale le differenze riscontrate sono coerenti con quelle registrate dai rapporti internazionali. Parlo di OCSE, ma soprattutto di IEA TIMSS, che prende in esame studenti di norma appartenenti al primo ciclo scolastico, dalla quarta elementare alla terza media. Insomma i dati ci dicono la solita e sempre più marcata differenza fra il centro nord e il sud, dove nel primo caso i risultati sono soddisfacenti mentre nel secondo piuttosto deludenti».